di William Dollace
Questa domenica sul Monte Stino che capitombola sul Lago di Idro sono stato a visitare le gallerie e gli appostamenti dei cannoni e delle sentinelle dei nostri soldati nella Grande Guerra. Che dire. Le bandiere, le scritte, il silenzio, la maestosità e l’altitudine del luogo hanno sempre un effetto rimembrante su di me, quasi come rebloggare in modo distantaneo su Tumblr. Lo so, che vi sembrerà osceno, questo accostamento fra il digitale alieno e il concreto storico intriso di analogica memoria, ma tant’è, è così.
E allora il verde portentoso raccoglie e scopre margherite improvvise, alberi informicati, panchine, e un rifugio imbottito di una Radler magnifica della Dreher.
In cima ho fumato un Partagas.
Ok, non facciamo pubblicità qui, ma quel che è giusto è giusto.
In realtà questo scritto voleva essere serio, un memoriale, un reportage storico di trincea, e si è trasformato in un salto di tappo fra erba e bandiere e cenere sparata al vento. Ho fatto un video e tante foto. Ho raccolto silenzi. Ho disattivato notifiche e intrusioni. Ho raccolto una temperatura decente quel tanto per non sudare e godere un trecentosessantagradi di alte cime senza case, piccole vite, piscine gonfiabili, moto sui tornanti, passeggini esasperati, centri commerciali ingolfati. Inutile dire che ne farò una meta di pellegrinaggio. Non stupitevi di trovarmi là, un orso col cappello che si fuma il suo sigaro in silenzio, tutt’uno con la cima, cercando di tenere a bada pensieri poco passeggeri, pensando all’Ovest, tenendo per le mani il bel libro di turno chiuso.
Foto e video: william_dollace
Colonna sonora del pezzo: Beginners