Abbiamo capito molte cose dal crollo finanziario degli ultimi anni. Abbiamo capito che il denaro, in fin dei conti, non dorme mai sul serio. Quello che annunciavano romanzi e film si è poi avverato. Le bolle sono scoppiate, rendendo poveri i piccoli risparmiatori e ricchi i grandi investitori. Negli uffici dei grattaceli di New York si decidono le sorti di Wall Street — a dire il vero di tutto il mondo. I fondi di capitali vengono rimbalzati da un lato all’altro degli schermi dei computer, le azioni decollano al mattino e crollano alla sera. Tra le tante cose abbiamo compreso la realtà del reato di insider trading, di quanto sia facile cadere nel tranello delle speculazioni e venirne fuori con le manette ai polsi. La spietatezza di Gordon Gekko, personaggio abilmente interpretato da Michael Douglas in Wall Street (Oliver Stone,1987) e in Wall Street — Il denaro non dorme mai (Oliver Stone, 2010). La finanza ha scelto di indossare nuovi abiti, nuove definizioni che hanno permesso la scomparsa di altre. Da quanto non sentiamo più parlare di crack? Una parola che mi riporta dritto a quando avevo poco più di dieci anni e alla TV non si faceva altro che parlare di Parmalat e Cirio — attualmente, il crollo più discusso, resta il fallimento della Monte Paschi di Siena.
Come abbiamo visto, il cinema americano ha convogliato le sue doti artistiche in questo settore. Il mondo degli avvocati ha lasciato il posto a quello dei finanzieri. I trader hanno scalzato gli esperti della legge quasi aggirandoli tramite la materia che loro stessi trattano. I cavilli, i comma e le numerose assurdità si intrecciano fino a dar vita ad una vera e propria tutela nei confronti della libera circolazione del denaro da un fondo di investimento all’altro. La borsa di Wall Street è il luogo perfetto dove incontrarsi per un vendita al ribasso dell’ultimo pacchetto di azioni acquistato e che sa tanto di — detta in parole povere — fregatura. Negli Stati Uniti, per far fronte a queste truffe finanziarie, a questo groviglio di interessi capaci di far crollare nel baratro un’intera nazione, le procure lavorano parecchio per arginare la piega intrapresa dal potere del denaro. Si aprono indagini, si mettono sotto controllo gli uffici delle società che gestiscono i fondi e si cerca di entrare nel sistema attraverso degli infiltrati. È un copione abbastanza scontato, se solo non fosse per gli interessi dei politici corrotti che ostacolano la buona riuscita delle operazioni.
Questo è, a grandi linee, il quadro generale di Billions, la nuova serie TV prodotta dalla Showtime. Bobby (Damian Lewis) e Chuck (Paul Giamatti) sono i due protagonisti che si fanno guerra a suon di indagini, patteggiamenti e sotterfugi vari. Il primo, titolare di una società privata di investimenti, è inseguito dal secondo, procuratore capo del distretto Sud di New York. Quella tra i due è una lotta che non lascia nulla in sospeso. Un rincorrersi per i vicoli delle aste e delle quotazioni folli che solo nella borsa americana riusciamo a vedere. È una serie TV dal sapore molto houseofcardiano, dato che quello che sembra essere il vero protagonista della storia — il denaro — passa in secondo piano, lasciando margine di espressione all’avidità dell’uomo e a tutto quello che ne consegue. Wall Street scompare e i sentimenti, la dimensione umana dei due nemici, irrompe prepotentemente sulla scena. Inizia una lunga battaglia al cui centro finisce Wendy (Maggie Siff), moglie di Chuck e dipendente/psicologa di Bobby.
I bonus sulle vendite, le buone uscite da capogiro e le corse agli investimenti migliori, alimentano il fuoco della follia che spinge i due protagonisti a battersi fino alla probabile resa di uno dei due — una resa che non avverrà mai. Ecco che, anche lì dove il potere è esercitato da numeri e grafici che si alzano e si abbassano come se fossero in preda a stati di ansia nevrotica, lì dove tutto sembra perfettamente in ordine, c’è una grossa emotività che ti tradisce quando meno te l’aspetti. I passi falsi precedono il rischio di scomparire, una volta per tutte, dal mercato, e del tuo nome, della tua società di investimenti, rimarrà solo un ricordo. Billions ci mostra quello che succede dopo la chiusura dei mercati, quello che avviene all’interno delle mura domestiche di un procuratore che non vede l’ora di essere sottomesso da sua moglie. Tacchi a spillo, sigarette spente sul petto peloso e frustini di ogni misura lanciati contro la schiena. Paul Giamatti, e la sua solita ed immensa interpretazione che si cala fino al midollo del personaggio, riporta l’attenzione sulla vita di chi del lavoro ne fa una ragione di sopravvivenza allo stress e all’abitudine che in casa si respira. Insomma, un degno avversario di Damian Lewis che con il suo personaggio descrive la vita di un uomo che aveva perso tutto nell’attentato dell’undici settembre ma che in esso ci ha visto un ghiotta occasione per rialzarsi e guadagnare 750 mila dollari mentre i successivi tre aeri colpivano i loro obiettivi. Bobby Axelrod ha fame di potere e non si stanca mai di piazzare la giusta offerta. La maggior parte dei suoi dipendenti si farebbe amputare un braccio pur di riuscire a dimostragli fedeltà a vita. La scena di sesso nella piscina è una chiara dimostrazione del suo potere e fin dove è capace di spingersi. Broker, trader e uomini corrotti non fanno alcuna differenza; insieme fanno buon brodo. Le strategie messe in atto da entrambi i fronti mirano alla distruzione completa dell’altro. Sono sfidanti talmente voraci da travolgere tutto quello che incontrano sulla loro strada. Sorge spontaneo intravedere l’ombra di Frank Underwood, un presidente disposto a far di tutto pur di soddisfare la sua sete di potere.
Nell’ultimo episodio di Billions, prima della comparsa dei titoli di coda, Bobby e Chuck si incontrano negli uffici sventrati della Axelrod Cooperation. È uno dei pochi momenti in cui i due si affrontano faccia a faccia. Volano accuse, offese e promesse. Ad uscirne vittorioso è il procuratore ormai ricusato da tempo nell’affare Axe. Nell’ultimo frame c’è un Chuck pienamente consapevole delle sue capacità. Allarga le braccia come fanno gli uomini generosi che ti accolgono offrendo tutto quello che hanno. In questo caso, Chuck si mette a disposizione di Bobby, si consegna a lui e alla volontà di incastrare definitivamente la sua vita, non avendo ormai più nulla da perdere.