Ci sei tu. Sei dentro la vasca. Un po’ di schiuma ti si è incollata sui capelli e sulla barba. Mi viene da sorridere per la dolcezza dell’attimo. La porta è rimasta aperta e un po’ ti si intravede. Quel che basta. La luce è di un giallo slavato, il bianco riflette il blu del giorno. Sei pensieroso, oggi. Poi un rumore, un pensiero eccolo ti domina e ti alzi di scatto, l’acqua sul tuo corpo. La schiuma che scende. Lo specchio alle tue spalle rimanda un te stesso. Che guardo. Che guardi. I tatuaggi, i peli, il corpo. Un piede dentro, uno fuori. Rischi di scivolare, quasi di una tenerezza comica. Cerchi il telefono. E rispondi. Bagnato, rispondi.
L’immagine dopo sei tu. Stai sbirciando da dietro un vetro, le persone. Il vetro non è perfettamente pulito e getta ombre sul tuo viso. Curioso questo gioco di luci e ombre. Ti somiglia.
Sei in pausa. In realtà non le guardi neanche, sei lontano anni luce da quelle persone. Stai pensando ad altro, perché in quei momenti pensi sempre ad altro. Hai questo sguardo vicino e lontano. Lontanissimo. Vicinissimo. Chi ti sta accanto lo teme quello sguardo.
Il tuo respiro appanna il vetro. Lo spazio che ti separa. Che ti separerà sempre, anche negli anni a venire. Lo spazio sottile.
Ma questo tu lo sai già, e sentirtelo dire ti fa corrucciare lo sguardo. Abbassare lo sguardo. E poi andartene via. Qualcuno ti ha chiamato, la pausa credo sia finita. Esiti, quasi ad avere paura di perderlo quel pensiero, ma poi va via.
L’ultima immagine, quella dopo, sei tu. Ancora. Un’ultima volta.
Siamo al molo. Quello in disuso, che conosciamo entrambi.
Ti sei piegato a raccogliere qualcosa. Indossi un vecchio giaccone di tuo padre e hai un berretto di lana pesante calcato in testa. Non vedo cosa stai cercando, per terra. Sei di spalle, di contro il blu di quell’ora. Incerta. Il mare che si unisce al cielo, di quell’ora parlo. La conosci anche tu. Parlo delle distanze che si annullano e tutto resta sospeso, senza ombre tipo. Ma poi succede. In quel momento succede, ti giri. Mi guardi.
E
Io
Scatto.
Momenti che non esistono.
Si possono fotografare i momenti che non esistono? Sono in grado di poterlo fare?
Esiste un modo per poterlo fare?
E
come si fa
a ritrarre qualcuno senza rischiare se stessi?