In pratica la farsa dello smart working è andata così, che se n’è parlato e se n’è parlato e se n’è parlato e quando il mood degli italiani è passato, in una notte, da #milanononsiferma alle leggi fascistissime, anche da noi si è detto e smart working sia.
Tuttavia, per chi lavora in azienda, tutto il giorno al pc su internet, non è scontato avere pc e fibra anche a casa. Tra l’altro se sei disposto a farti carico dei costi della fibra in vista dell’emergenza, non è che te la installano alla velocità in cui il governo fa una query sul sentiment su Facebook.
Così, chi non è attrezzato per lavorare a casa si reca in ufficio. Compresa io.
A casa ho la connessione, un mac e pure la stampante. Ma sono la mamma single di due figli alle superiori, e ancora non realizzo che la presunta scuola digitale è in realtà molto analogica. Ancora immagino che a un certo punto qualcuno avvierà le millantate videolezioni (invece arriveranno circa un mese dopo seguite a ruota dalle dichiarazioni sindacali congiunte con le rivendicazioni dei docenti barbaramente costretti a farsi un account su Google).
Comunque, illusa e felice, per il bene della mia famiglia, rinuncio allo smart working e ai primi di marzo vado ancora in ufficio.
Dove tuttavia io e i colleghi veniamo di nuovo invitati a tornarcene a casa. Anche barcamenandoci con l’hotspot del cellulare, se necessario.
Ribadisco che ho un solo pc e due figli, e che l’unico modo per garantire la continuità lavorativa è restare lì.
Intanto l’ufficio si svuota. Se ne vanno tutti, e anche di corsa.
Penso ai miei figli da due settimane completamente soli a casa.
Rimango l’unica persona della stanza. Mi aspetto che qualcuno mi offra un computer aziendale, che un tecnico proponga una soluzione. Ma scappano anche i tecnici, non so se ricordate le scene dei colletti bianchi con gli scatoloni il giorno che la Lehman Brothers dichiarò fallimento.
Alla fine l’ultimo rimasto entra nella stanza e ci sono solo io: lo fisso con il volto rigato di lacrime. Mi dice “l’ufficio resta aperto per te, ecco le chiavi”.
Per fortuna le video-lezioni sono veramente sporadiche e ora sto a casa anche io, almeno non rischio il linciaggio per strada.
Anonimo