Michaela Knizova ( Hnúšťa, Slovacchia, 1982) inizia la sua carriera artistica come pittrice per poi dedicarsi alla fotografia (affiancandovi video e performance) sotto lo pseudonimo Nynewe.
“Gardener, nihilist, artist, photographer, chicken lady.
Collecting fragments from different times and different planets.
Sometimes a set photographer”
Così ama definirsi sui vari social, una visione molto diversa da ciò che si pensa guardando (e ammirando) le sue foto.
Nynewe usa principalmente il suo corpo e autoritratti per esprimersi.
Un’arte, la sua, che intreccia storie personali con una oscura femminilità paranormale, piena di simbolismi attinti dalle fiabe classiche e dai miti popolari, reinterpretando alcuni archetipi mediante la sua visione.
I am working with contemporary myths (pop culture, comix, horror movies), urban myths… romanticizing things.
I let my body become part of the places I use and melt them together with classic themes like saints but also elements of pop culture like horror movies.
I want to create, with my body at the centre, a vision of unsettling shadows that still haunt the man in the civilized world.
Cresciuta in una piccola città di montagna, Michaela ha realizzato diversi suoi progetti immersa nella natura che circondava la sua casa e questa natura è oggetto del suo ultimo lavoro, ancora in fieri, “There is nothing new under the sun, but there are new suns.”
Titolo-citazione di un racconto “Parable of the Talents” della scrittrice femminista sci-fi Octavia E. Buttler.
Il progetto è una narrazione poetica, quasi un diario immaginario di un viaggiatore che scatta foto su un “pianeta diverso”, intatto e disabitato.
Le fotografie sono esemplari di paesaggi, mondi possibili o immaginabili. Questo lavoro può essere letto come una reazione poetica e romantica ai crescenti problemi ambientali della nostra epoca.
Per questo progetto Michaela utilizza la fotografia analogica in bianco e nero, sperimenta diversi filtri e ISO molto elevati per creare alti contrasti, cieli neri surreali ed erba bianca, conferendo un’atmosfera poetica e mistica; lavorando infine con le emulsioni direttamente in camera oscura.
Altro progetto recente e’ “The Trauma Of Birth”, iniziato nel 2015 e presto interrotto per mancanza delle polaroid nere non più disponibili sul mercato.
Il titolo prende il nome da un libro dello psicoanalista Otto Rank, nel quale egli espone sistematicamente tutte le emozioni umane intorno alla sua idea del trauma della nascita. Descrive la nascita come la prima morte nella vita di un essere umano.
La nascita e il suo specchio, la morte, sono fortemente collegati tra loro e si ritrovano spesso come antagonisti in superstizioni, miti e credenze.
La nascita, la morte e il lutto sono stati avvolti in cerimoniali e fortemente ritualizzati. Ne è derivata un’estetica intensa e spesso morbosa. È mio interesse e studiare quei luoghi dedicati alla “celebrazione” della morte come chiese, cimiteri, cripte, musei, ecc. e indagarne gli aspetti sociali. Direi che il tema della morte, la sua rappresentazione, il suo impatto e il suo significato appaiono di frequente nel mio lavoro.
Altri lavori di Michaela si possono trovare sul suo sito, instagram e tumblr: