Sono esplosivi, incazzati (si può dire?) e hanno la consapevolezza di non potersi ascrivere ad alcuna categoria. Sto parlando dei Luminal, band indie rock italiana che dal 2005 a oggi ha pubblicato quattro album e due EP.
Mi voglio soffermare però sull’ultimo album, Acqua azzurra, Totò Riina. Nei testi, così come nei giri di basso e nel frenetico tempo portato dalla batteria di Alessandro Commisso, percepiamo con quanta sincerità i tre componenti della band ci sbattano letteralmente in faccia ciò che pensano. È come se si presentassero al pubblico dicendo: “Noi siamo così, se non vi sta bene il problema è il vostro.” Sono brani come L’operaio della Fiat II: la vendetta e Greetings from Rossano Calabro (Cs) a raccontarci la frustrante ed attuale realtà italiana, quella realtà composta da giovani che vogliono essere tutto meno che simili alla generazione che li ha preceduti.
“Che si fotta il padre, che si fotta la madre.
Che si fotta la buona educazione,
la dignità, la paura, l’autocontrollo.
Che si fottano le frasi come:
“Non sei capace”,
“Non lo puoi fare”,
“Non vali niente”.
La vera libertà non sta in quello che sei,
ma in quello che scegli di essere.
Io sono io, e tu chi cazzo sei stronzo?”
Questo è il testo, urlato in maniera impeccabile da Alessandra Perna, di Onora il padre e la madre. Un brano che in 31 secondi smonta la famiglia medio-borghese e mette al primo posto l’essere veri, talvolta anche scomodi, per una società che invece ci vorrebbe beneducati, cattolici e politicamente schierati.
Nell’album c’è anche uno spazio — molto concentrato — dedicato ai sentimenti. Il brano Correre nel buio strappa qualche sorriso, qualche lacrima, o quantomeno qualche riflessione. Perché tutti noi abbiamo qualcuno che vorremmo “a correre al buio” con noi. Cantato da Carlo Martinelli, è un pezzo sul voler scuotere l’altro, chiedere aiuto ed essere accettati per il proprio buio. Il brano, nelle sonorità poi, ricorda tanto Bye Bye Bombay degli Afterhours, un pezzo molto significativo per la sottoscritta.
Frasi come “Perdiamo un uomo ogni due fucili” e “Perché non ci si salva mai senza l’aiuto di qualcuno” (Odio gli idealisti) parafrasano un bisogno di realtà, quasi un invito a prendere coscienza di come stanno davvero le cose tanto nella società in cui ci muoviamo, quanto nel momento in cui restiamo soli di fronte a uno specchio.
A chiusura dell’album troviamo C’è un solo modo d’imparare, un brano molto intimo, sia per il testo, sia per ciò che contorna la voce di Alessandra, che non si può definire solo musica. Ciò che si percepisce dall’insieme di voce e musica è una sintonia perfetta, espressa dalle note che si richiamano tra loro.
Ascoltando Acqua azzurra, Totò Riina ho pensato che tutto (compreso il fracasso come simbolo della confusione provocata dall’ipocrita morsa cattolico-borghese) mi rappresenta. Insomma, se volete aprire gli occhi e se vi ritenete del tutto privi da preconcetti, ascoltate questo album e come me penserete che i Luminal esprimono in musica ciò che pensate.