Author: Redazione

L’amore è una serie tv da dieci episodi

L’amore è quella cosa di cui tutti parlano senza mai capirne nulla. Un insieme di parole che prende forma da una relatività assoluta. Qualcuno lo desidera romantico, qualcun altro lo pretende truce come la lama di un coltello invaso dalla ruggine. Come in qualsiasi altra materia, anche nell’amore esistono riluttanti poli estremi. La sdolcinatezza è quella che va per la maggiore, e a farne le spese sono tutti quei folli osservatori che non possono far altro che star lì a tenere d’occhio le sorti della stronzata del momento, come se fosse una cerimonia kamikaze. Lo scorso 19 febbraio, Netflix ha diffuso la prima stagione di Love, l’ennesima fatica orchestrata da Judd Apatow ma che vede l’implicazione di altri due sceneggiatori, ovvero Paul Rust e Lesley Arfin. Lui è lo stesso Apatow di film che vanno da 40 Anni Vergine (2005) a Un Disastro di Ragazza (2015), e serie tv come Freaks & Geeks e Girls. Un produttore invischiato in un cinema che ha segnato le adolescenze e le post adolescenze di una numerosa schiera di giovani brufolosi figli dei celeberrimi American Pie. Leggendo la …

Sognando California

L’altro giorno ho scritto un racconto ambientato a Los Angeles. La protagonista aveva lasciato il sud Italia per la California. Niente, mi sono divertito un po’, come faccio di solito. Ho immaginato un appartamento di un posto in cui non sono mai stato — e in cui vorrei tanto andare, com’è normale che sia. Ho collegato i fili della mia immaginazione e mi sono lasciato trasportare in un luogo che non so nemmeno come profuma. Non c’è nulla su cui scherzare, gli odori sono importanti. Il resto l’hanno fatto i libri, la musica, i film e le serie TV che tanto mi hanno fatto perdere la testa per il made in USA. Los Angeles, l’acerrima nemica di New York. La città californiana dove fa caldo tutto l’anno, con tanto di Babbo Natale in costume da bagno, e si suda come se non ci fosse un domani. La rivalità tra i due simboli per antonomasia degli Stati Uniti è qualcosa che non si smette di respirare, anche nei momenti meno opportuni. Bret Easton Ellis ha provato ha gettare …

Acidi e pixel: la fotografia di Paola Malloppo

Nella fotografia si intrecciano numerose vie. Si crea un miscuglio di contaminazioni che si ripercuote lungo pixel e pellicola. Questi ultimi due sono già fattori che si incontrano e che danno vita alla materia che verrà poi impressa su carta — o ancora nei pixel di uno schermo qualsiasi. Le visioni multiple che si presentano una volta immerso l’occhio dentro il mirino spingono i diversi generi oltre il limite, sino alla distorsione che se ne può fare dell’arte stessa. Verrebbe da dire che oltre la diatriba tra analogico e digitale esiste altro. Soffermarsi su un lecito dibattito potrebbe creare una sorta di freno, un ostacolo alla stessa fotografia che invade le nostre vite fino a condizionare in un certo l’immaginario. Paola Malloppo è una di quelle fotografe che riesce benissimo a far dialogare due realtà — l’analogico e il digitale — che non cessano di contaminarsi a vicenda. Far convivere due tecniche è una prassi molto delicata, e il pericolo di incorrere nello sfacelo più totale è dietro l’angolo. La pellicola e i pixel respirano quasi la stessa aria, gli stessi …

George Saunders, Pastoralia e il coraggio di riscattarsi

Riuscire ad imporsi, quando non si ha la benché minima idea di come si faccia, può risultare estremamente impegnativo. Per di più l’ostacolo da abbattere è una sorella che non si riesce a mettere fuori di casa, dandole una valida motivazione che la porti oltre la porta di ingresso una volta per tutte. Sembrerebbe un gioco da ragazzi. Farsi prendere dalla rabbia e urlare a squarciagola come un matto fino a che il desiderio non prende la giusta forma, eppure ci sono momenti in cui non si è in grado di fare nulla del genere. L’unica salvezza che sembra profilarsi è quella di restare inerme e far finta di star bene quando invece non c’è alcun valido motivo. Questa è la storia che salta fuori da Winky, racconto di George Saunders contenuto nella celeberrima raccolta Pastoralia, pubblicata in Italia prima da Einaudi nel 2001, con la traduzione di Cristiana Mennella, e poi riedita da Minimum Fax nel 2014. La traduzione è rimasta invariata. Winky è una sorella che, nonostante le circostanze, vive ancora con suo fratello Neil. …

Everyman: la morte di un uomo qualunque

La morte è uno di quei temi che rappresenta tutta la delicatezza davanti alla cui manifestazione non sappiamo reagire. Negli anni l’uomo ha creato diverse opportunità per porre rimedio alla fine ultima per antonomasia — l’arte e la religione in primis. Tendenzialmente siamo portati ad allontanare più che mai questo evento che, in un modo o nell’altro, ci colpirà. Prende vita una battaglia tra conscio e inconscio, tra fermezza e fuga oltre le mura della vita, mettendo a nudo — in alcuni casi — un certo egoismo che non smette di contraddistinguerci. Quel che importa è come fuorviare le menti dalla fine. Niente e nessuno potrà mai venirne fuori senza aver prima messo a repentaglio le ossa che sorreggono la materia mortale. Temiamo la decomposizione dei corpi prima ancora che delle menti. L’intera letteratura è satura di questo sentimento di disagio. La morte si affaccia, anche lì dove non sembra, e fa il suo gioco attraverso le paure che gli scrittori scelgono di raccontare. In un modo o nell’altro diventa l’ingrediente principale di una scatola che racchiude una storia, facendola divenire a …

Odissea Sons of Anarchy

In Sons Of Anarchy ho scoperto un microcosmo che contiene tutto quello di cui siamo fatti. Dai rapporti umani sino alle caratteristiche individuali che ci abitano, facendo una lunga sosta in quello che potremmo definire come lo stereotipo del fuori legge americano, proveniente direttamente dagli scenari western composti da coloro che assalivano i convogli ferroviari nel pieno del deserto rovente. Quando ho visto le sei stagioni disponibili su Netflix — la settima ed ultima stagione è ancora fuori dalla lista, vi consiglio di trovare altre fonti streaming — sono stato subito colpito dal fatto che ai miei occhi si ripresentava l’immagine di qualcosa che avevo rimandato tempo prima per i giorni migliori. Naturalmente, dopo essere rimasto a bocca asciutta con l’ultima puntata di Narcos, qualcosa me la dovevo pur inventare. Quello che offre Netflix in Italia è imbarazzante rispetto a quello che è presente nel catalogo statunitense, ma la cosa non ha destato le mie intenzioni nella ricerca della Serie Tv che avrebbe portato in auge la mia vena di binge watcher. Tra una cosa e l’altra, davanti alla proposta …

Giulia Bersani: 21–22

Usiamo le parole per raccontare qualcosa. Un incontro, un incidente, un istante. Le meningi si spremono ed ecco saltar fuori una storia forbita di nomi, verbi e tutto il resto degli ingredienti. Tutto segue il ritmo dettato dalla punteggiatura — sottintesa quando la narrazione è orale, incisa sulla pagina quando è scritta. Poco importa se l’oggetto del racconto sia vero o falso. Se l’attenzione è colta nel migliore dei modi allora possiamo anche spararla grossa senza destare alcun sospetto in chi ci ascolta. Raccontare qualcosa attraverso la fotografia è rischioso quanto lo è farlo attraverso le parole. La relativa difficoltà vive in entrambe le forme. Mostrare la superiorità di una rispetto all’altra non avrebbe alcun valore assoluto — senza contare che si potrebbe rimanere bloccati come in un vortice che non consente alcuna via d’uscita. L’atto narrativo tiene i fili che uniscono entrambi i mezzi, fino a rendere innocue le diversità tra le rispettive forme. Se la narrazione risulta ben riuscita, allora non ha affatto importanza se essa sia giunta tramite pellicola o tramite pagina. L’obiettivo ultimo è stato …

New York, I love you but you’re bringing me down

A volte nella vita ci sono delle coincidenze che s’incatenano e danno vita a situazioni che non avresti mai immaginato, oppure ti fanno incontrare gente che non avresti mai pensato di conoscere, o ancora capita che il tuo relatore sbagli il titolo del libro che ti ha consigliato di inserire nella tua tesi di laurea. È così che sono venuta a conoscenza di Manhattan Transfer di quel gran genio di John Dos Passos. Per essere un libro del 1925, dire che è avanti è riduttivo. In quel periodo, i libri di letteratura inglese lo insegnano a gran voce, il Modernismo era la corrente protagonista della scena letteraria. Si tratta comunque dei primi decenni del nuovo secolo. Il grande Novecento era cominciato con quel grande lavoro tutto filosofico e per nulla scientifico che è L’interpretazione dei sogni di Freud. Le certezze del pomposo secolo precedente, tra la caduta dell’Impero asburgico e la fine dell’età vittoriana con la morte dell’omonima regina nel 1901, erano crollate come un castello di sabbia e avevano lasciato solo un gran cumulo di polvere e molta …

Meno di Zero e il cinema

Questi sono i giorni di Leonardo DiCaprio. Dopo l’ennesima nomination è riuscito ad aggiudicarsi l’Oscar come miglior attore protagonista. Tutti i suoi fans sono in subbuglio, i meme disperati sono stati sostituiti da gif che ritraggono l’attore in momenti decisivi della sua intera produzione. Il cinema è passato automaticamente in secondo piano: la vittoria di DiCaprio era qualcosa che non si poteva più rimandare. Andava celebrata. Avrebbe potuto anche far parte di uno di quei film malriusciti — tutti gli attori e i registi ne hanno almeno uno nella loro lista — ma l’Oscar andava dato a lui, con buona pace del suo discorso sull’ambiente da molti ignorato — per non parlare del film The Revenant. Negli stessi giorni in cui impazziva la febbre del premio Oscar ho letto Meno di zero di Bret Easton Ellis tradotto da Marisa Caramella — in questa edizione Einaudi, lo dico a malincuore, manca l’introduzione di Fernanda Pivano –. So benissimo che può sembrare — quello tra DiCaprio e Meno di zero — un parallelo alquanto azzardato, ma in entrambi i casi avverto la presenza di un cinema che non vuole affatto smettere di parlare. …

Musica, Eggregora, Omid Jazi, Tooting Bec

Quando ascoltate un brano vi ponete mai domande che vorreste fare a chi ha prodotto quei suoni e quelle parole? Oggi dalle domande non se ne esce vivi. Ho proposto questa apparentemente semplice ma insidiosa intervista a Omid Jazi, di cui abbiamo già parlato in quella che non amo definire una recensione di Tooting Bec, il suo secondo album in studio. E’ stata una chiacchierata su ciò che ruota intorno ai pianeti che compongono il mondo artistico di Omid, che ha da poco rilasciato il video del suo brano Eggregora. Chi è Omid Jazi? Figlio di emigrati, uno che non ha visto una famiglia per la maggior parte della propria vita. Che non ha conosciuto la stabilità. Che per questo fa di tutto per creare il proprio mondo. Cosa ti ispira nella vita di ogni giorno? Rispetto a tutto quello che potrei immaginarmi, un passerotto sul marciapiede mentre cammino, un bambino che chiude gli occhi rivolto al sole e sorride, qualcuno che aiuta un bisognoso per strada, un amico che mi chiede come stai? In cosa credi? …