Author: Redazione

Le promesse di Sarah Pannell

di William Dollace Sarah Pannell è una fotografa freelance australiana. I suoi scatti, detersi e precisi, illuminanti nella loro depressiva chiarezza, ritraggono un mondo in cui anche la manopola del rumore bianco è stata ridotta all’OFF. Gli spazi vengono delineati da altri spazi interni, seconde cornici che diventano un modo plurimo di circoscrivere lo spazio e dargli profondità, per scavarne la superficie silenziata. Vi sono oggetti inanimati, monoliti inermi e feticci del capitalismo, slanci di liberazione e fuga, cose soprattutto, così come stanno, rivelate alla luce come se nate in quel momento e solo in quel momento scoperte. La presenza dell’assenza è assordante. Vi è l’attesa, l’attesa dell’attraversamento di un corpo, di un’automobile, la tensione che deriva dalla possibilità. Sono mondi silenziosi, che tuttavia, contengono una promessa. Il sito web di Sarah. Tagged in Fotografia, Sarah Pannell  

Pensavo fosse Hemingway e invece era Padre Pio

Ero in auto e tornavo dal centro commerciale. Per la strada non c’era chissà quale grossa presenza di automobilisti. In pieno sabato post pranzo non mi aspettavo di certo la strada deserta, eppure mi sbagliavo. Sarà che nel primo pomeriggio del fine settimana la maggior parte della gente preferisce fare altro invece di passare in rassegna gli scaffali di un ipermercato qualsiasi. Come sottofondo musicale c’era Father John Misty. Forse era proprio la sua When You’re Smiling and Astride Me a farci riflettere nel silenzio successivo alla confusione da luogo saturo d’aria ovattata. In un modo o nell’altro si deve pur uscire dal quel senso di nausea puntualmente provocato dal clima finto della mega struttura. Non so a cosa pensava la mia compagna di viaggio, ma io avevo i miei pensieri impegnati sulle montagne che ci affiancavano lungo il percorso — sono davvero pochi i chilometri che percorro ogni volta che vado al centro commerciale della mia zona. Il sole ci colpiva in pieno e noi non potevamo fare altro che approfittare della situazione per scaldarci un po’ attraverso …

Phil, dove sei finito?

Una delle domande che amo pormi è: può uno scrittore rimanere rinchiuso in un personaggio da lui costruito? Certo, la veridicità della risposta è molto relativa. Siamo lettori che aspettano con foga il passo falso dello scrittore amato, lo stesso che nelle pagine dei suoi libri ci guida verso qualcosa di profondo, di inaspettato, e ci consegna prontamente una narrazione viva e allo stesso tempo impossibile da prevenire. Il personaggio entra in scena. Il sipario percorre gli ultimi centimetri che lo separano dalla fine del binario. La platea, dopo un’attesa a dir poco trepidante, è finalmente presa da quel che accede sul palco. Tutti hanno gli occhi fissi sul protagonista. Lo osservano, lo spogliano, lo studiano nei minimi particolari, cercando di cogliere l’attimo in cui egli si priva di tutte le congetture che gli competono. La maestria del povero e indifeso uomo è al suo apice. Il crollo tanto atteso viene rimandato al prossimo spettacolo — ammesso che ci sarà. Prima e dopo la sua prestazione, il protagonista è solo. Nuota nella solitudine più profonda alla ricerca …

Promised Land: Gus Van Sant, Dave Eggers e Wendell Berry

Arriva un momento, nella vita di tutti, in cui si presenta dal nulla un legame incredibile con quello che hai sempre maledetto. Un oggetto, una casa, un città. Il sentimento si rafforza giorno dopo giorno e la realtà cambia drasticamente. Si avvia una lotta continua nel segno del giusto riconoscimento, affidando un valore sempre rincorso da quella bicicletta che hai odiato sin da quando eri bambino perché non aveva il cambio Shimano. Pur essendo in uno stato decadente, prende il via un processo di rivalutazione, con tanto di cura nei particolari. Rivernici il telaio, cambi le ruote e sistemi un nuovo impianto frenante. Quella che vedi davanti ai tuoi occhi è la bicicletta che era di tuo nonno finalmente messa in sesto. È rimasta abbandonata per un sacco di anni, poi è scattato qualcosa. Nella tua mente si ripropongono le parole a cui non avevi mai dato ascolto, fino al giorno in cui hai capito che quella bicicletta era minacciata da qualcosa di inaspettato. Ti è bastato vederla lì posata sul muro della cantina per …

Riflettersi in qualcosa di difficile: Mainstream — Calcutta

Se mi chiedessero di definire con un aggettivo Mainstream di Calcutta, penso che sceglierei “semplice”. Attenzione, con questa qualificazione non intendo nulla di negativo. Questo perché il giovane cantautore di Latina parla di situazioni che solo all’apparenza sono semplici, di portata quotidiana, mainstream. Una delusione d’amore l’abbiamo attraversata un po’ tutti. Sappiamo che non è la fine del mondo, che ci riprenderemo. Calcutta con i suoi testi e le sue atmosfere ci permette di pensare: “Ehi, ma questo è successo anche a me. Ma allora non sono l’unica sfigata che si è trovata davanti uno stronzo!” Cosa mi manchi a fare è proprio un brano che vuole mettere in chiaro una situazione: io da te non ho voluto amore volevo solo scomparire in un abbraccio Si può confondere l’affetto con l’amore? Eppure il confine è molto labile e facilmente valicabile. E Calcutta allora chiede: cosa mi manchi a fare? tanto mi mancheresti lo stesso Nell’apparente semplicità di sentirsi inadatti alle relazioni, incapaci (chi vive in provincia lo sa benissimo) di abitare e vivere la metropoli — Milano in questo caso — che è “la corsia di …

Let’s call the whole thing translation — Intervista a Marco Rossari

Quando leggete (un libro a caso) La Certosa di Parma e riflettete sulla storia, sulla forza dei personaggi, sulle loro azioni e parole, chi state davvero giudicando? Sono ormai sette anni che studio teorie di traduzione e da poco ho cominciato a metterle in pratica, riscontrandole nei testi che umilmente traduco. Tra le diverse pippe mentali che mi faccio dato il mio interesse per la traduzione — e come me tanti altri che se ne occupano — penso ai meriti, alle colpe, allo scrittore, al traduttore, all’editore e a tante altre spinose faccende. Insomma, mi pongo un sacco di problemi, sbattendo poi il muso sempre contro il solito muro: posso ancora accettare il binomio traduttore-traditore? Chi bisogna preservare nella traduzione? E’ giusto che un contesto culturale venga lasciato nel suo involucro o il traduttore italiano può permettersi il lusso di tradurre lo slang americano col dialetto romano? Io la metto sul piano della libertà e i puristi sicuramente storceranno il naso, facendosi difensori della fazione “parola per parola”. Ma esiste davvero un modo giusto per tradurre? Di tutti questi miei personalissimi quesiti …

Paolo Cognetti e il magnifico star fermi

Ci sono momenti in cui la disperazione prende il sopravvento. Vivere un disagio disorienta chi non riesce a venirne a capo, e quando ormai ci si vede di spalle al muro non resta che alzare la bandiera bianca. Al contrario di coloro che si arrendono di fronte alle difficoltà, qualcuno invece decide di affrontare il problema prendendolo di petto, vincendo le proprie paure una volta entrati in gioco. Non battono mai in ritirata, e se non dovessero riuscire nell’impresa decidono di restare attraccati ad uno di quei moli che più marci non esistono. Con tutte le buone volontà del caso si sceglie di convivere con il problema, imparando a conoscerlo nei minimi dettagli, senza mai coglierlo alla sprovvista. Leggendo i racconti di Paolo Cognetti contenuti in Manuale per giovani ragazze di successo, pubblicato da Minimum Fax, si può notare come l’indifferenza alla disperazione regna sovrana. Non c’è una vera e propria risposta ad essa. Nessuno di loro vive la propria vita all’insegna del cambiamento. Anzi, quel poco che percepiamo è figlio di una scelta ben ponderata già in precedenza. …

L’avanzata del racconto

In Italia il racconto, inteso come genere letterario, ha qualche difficoltà a venir fuori dalle zone di penombra in cui risiede. Su di esso si sprecano sempre le solite parole: “non attira”, “è il risultato di uno sforzo minore dell’autore”, “è troppo sintetico”, “non mi piace la forma breve, la detesto”. Queste sono solo alcune delle frasi che si sentono dire — che compaiono sulle bacheche dei vari social network — in merito alla forma espressiva attraverso cui, ad esempio, Raymond Carver ha costruito la sua immensa opera — evitando di dimenticare l’altro suo mezzo, la poesia. Oltre i confini del nostro mercato editoriale, il racconto trova sempre la strada spianata. Gli esempi statunitensi avvalorano questo dato che si cerca insistentemente di eguagliare — senza contare che è la lettura, intesa come intrattenimento, a navigare in cattive acque. Le raccolte invadono gli scaffali delle librerie per poi sistemarsi comodamente nelle case dei lettori. Se il periodo che stiamo attraversando è abitato da mutazioni di ogni genere, la cosa giusta da fare è non lasciarsi prendere dalla delusione e continuare a credere in quello …

La nebbia come rifugio

Le prime luci dell’alba portano con se tutto lo stupore di un nuovo inizio. Ogni giorno è un’incognita che si realizza, e che attraverso il nostro sguardo prende forma. La notte appena trascorsa è stata gelida, come se l’autunno avesse lasciato il posto ad un inverno sempre più prepotente. Ho guardato fuori dalla finestra quel poco che si illuminava con i primi raggi di sole. Un agglomerato di vapore indefinito sovrastava tutto il vicinato. Il quartiere in cui abito si riempie di gente solo in estate. Durante la stagione fredda ci conosciamo tutti. Gli alberi che costeggiano le strade principali non li ho mai persi di vista. Come se ognuno di loro avesse un nome ben preciso. Quando stacco dal lavoro, giunto all’ingresso del quartiere in cui abito, mi fermo a fissarli. In alcuni casi tocco la corteccia umida del tardo pomeriggio per poi annusarmi le dita. Un profumo inteso si sprigiona, esaltando i miei sensi. Quando cala la nebbia, il quartiere perde la sua forma. La fisionomia del posto che abito diventa indistinguibile, e …

I mondi infiniti di Omid Jazi

Immagini potenti e surreali, suoni eleganti mandati in loop e una voce pulita, tagliente e leggermente electro. Questi sono gli ingredienti che compongono un disco come Tooting Bec, secondo lavoro da solista di Omid Jazi. Il polistrumentista italiano dalle origini iraniane da un anno vive a Londra, dove a quanto pare si può vivere di musica senza dover entrare nelle grazie delle etichette discografiche. La particolarità di questo lavoro sta prima di tutto nella sua pubblicazione. Tooting Bec non è stato pubblicato da un’etichetta discografica, ma da una casa editrice. Secondo Omid questo è un modo rinnovato di concepire la musica, come qualcosa di correlato alla letteratura. Perché anche una canzone, come un romanzo, racconta sempre una storia. Le visibili influenze in Tooting Bec sono Battiato, per quanto riguarda l’immaginario da cui Omid attinge, e i Verdena, in quelle caratteristiche parti disperatamente urlate. A proposito del gruppo rock del bergamasco, Omid Jazi ha partecipato al Wow tour, in cui si è guadagnato l’appellativo de “il quarto Verdena”. Un primo ascolto dell’album ci porta a un insieme di concetti tutti da capire, che …