Author: Redazione

Claire Bretécher e i frustrati francesi

L’opinione comune associa il fumetto all’infanzia (ve ne ho già parlato qui). La verità però è un’altra. Il fumetto è un genere letterario a tutti gli effetti ed entra di diritto nel club tra la poesia, la narrativa e il teatro. Hugo Pratt descriveva il fumetto come “letteratura disegnata” e la definizione non fa una piega. Se poniamo sullo stesso livello critico l’analisi di un racconto e quella di un fumetto, ci rendiamo conto che ad esempio c’è una prospettiva -un punto di vista- in entrambi. Inoltre nel fumetto, così come nel romanzo, c’è un insieme di personaggi. E come nell’opera teatrale, c’è una scena visiva. Se sentite ancora qualcuno dire che i fumetti non sono letteratura, portategli questo post come risposta. Tra i fumettisti, conosciamo tutti Charles M. Schultz e i suoi Peanuts, Guido Crepax e la sua bellissima e sensuale Valentina, e Corto Maltese di Hugo Pratt. In pochi però conoscono le donne fumettiste, e da questo noto un certo ambiente prettamente maschile. La fumettista francese Claire Bretécher è stata apprezzata da Roland Barthes e definita per …

Capote e la gentrificazione di Brooklyn

L’incubo ricorrente degli abitanti di Brooklyn è quello di uscire di casa e percorrere nuove strade del borough, non riconoscendo più quelle abituali. È in atto un cambiamento tutt’altro che lento, e trascina con se tutti i caratteri che rendono riconoscibile — e incalcolabile — quello che è il proprio vissuto. Sembra essere sotto l’effetto di una droga che estranea e rende il passato diverso da quello che accomuna tanti di loro, favorendo l’ascesa di una mutazione sempre pronta a dislocarli altrove. Per alcuni è un incubo da cui non è affatto facile svegliarsi, per altri rappresenta l’eldorado. Chi coglie il lato positivo di un trauma qualsiasi e chi invece decide inconsciamente di sottostare ai dettami del panico di massa, optando per quello negativo. Negli ultimi anni non si fa altro che parlare del fenomeno della gentrificazione che sta investendo numerose città di tutto il mondo. Le zone che una volta erano centro della criminalità, posti malfamati, e somme di edifici industriali, vengono rivalorizzate attraverso una serie di processi che mirano alla rinascita di quello che ormai era dato per spacciato. …

Suburra, la Grande Bellezza in Cancrena

di William Dollace Suburra parte con luci intermittenti che si schiantano sulle ville romane tirate a festa mentre gli M83 sbeffeggiano corpi che si atteggiano e si dimenano come nei migliori Sorrentino, la Roma di Suburra è una Grande Bellezza in cancrena. In Suburra la politica piscia sulle strade dai balconi dorati, dopo una festa che finisce in lenzuola bianche che coprono corpi andati in disuso, pronti da smaltire a rifiuto, incatenati nell’oblio di una notte finita male e picchiata dall’acqua. Sollima filma una strategia di corpi e contusioni, di voragini nelle braccia, di promesse di pallottole, di agguati pronti ad essere intrapresi anche soltanto per sbaglio o per orgoglio. Sotto la luce tossica di Ostia si preparano crani lucidi pronti a raccogliere milioni in leggi a misura e minacce. Suburra è anche un film di super-eroi, di risvolti da occhi di gatto sotto eroina, di corpi forati sui selciati e cani rabbiosi ingabbiati nei loro precisi ruoli, di cattopolicisti impossibili da asportare chirurgicamente, in un’epidermide urbanistica rifatta da un lifting cittadino che si atteggia come …

Ho te: l’intimità di un diario fotografico

Lo scorso 17 ottobre, presso la Chourmo EnoLibreria di Parma, è stato presentato Ho te, progetto fotografico di Alessandra Pace e Fausto Serafini. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 14 novembre. Un uomo è seduto sopra un divano rosso con dei dettagli chiari, quasi dorati. Poggia la sua mano sinistra sulla gamba di una donna seduta proprio sul poggiatesta. I due sono quasi uno parallelo all’altra, come se tutto fosse il frutto di un calcolo effettuato con estrema precisione. Dall’esterno della stanza proviene una fascio di luce che investe entrambi con un bagliore arancione — il volto di lui e gran parte del corpo di lei. Sulla parete si intravedono delle cornici che conservano foto e dipinti. Una pianta — forse una Kenzia — sembra voler invadere il campo, ma rimane timidamente sullo sfondo bianco. Non c’è alcun componente di questa immagine che sia fuori posto. Tutto rispetta la sacralità dello scatto della macchina fotografica. Ci si applica nello scegliere l’istante giusto e il gioco è fatto. Osservando attentamente l’immagine sopra descritta mi viene spontaneo associarla ad una di quelle situazioni carveriane che tanto irrompono nelle pagine …

Conoscere Holden Caulfield a 25 anni

Parlare de Il giovane Holden non è affatto semplice. È molto simile al compiere una passeggiata per i sentieri di un campo minato. Al primo ed unico passo falso si salta in aria senza nemmeno avere il tempo di capire cosa sta succedendo. In casi come questi, una parola fuori posto e sei bello che andato. Devi dare un peso a tutto, altrimenti corri il rischio di prenderti i migliori apprezzamenti che non augureresti nemmeno al tuo peggior nemico. Il motivo di questo alto prestigio è racchiuso nel grado di popolarità che esso riveste nel panorama letterario mondiale. È il romanzo di formazione americano più famoso al mondo. Tutti lo hanno letto e tutti lo leggeranno negli anni a venire. Del suo autore meglio non parlare. Anche con la sua biografia vale lo stesso discorso fatto per il romanzo. Guai a dire qualcosa di insensato, ad esempio, sul suo allontanamento volontario dai riflettori mediatici. Personalmente, fino a qualche giorno fa, ho cercato in tutti i modi di rimandare la lettura del romanzo. Ho sempre preso le distanze …

Didone, per esempio — Nuove storie dal passato

Due libri hanno segnato l’inizio della mia avventura di lettrice: il primo è stato Le avventure di Tom Sawyer, capolavoro dell’arguto Mark Twain, e l’altro un vecchio libro di narrativa che risale alla mia prima media, e che introduceva in modo molto simpatico e bimbesco le storie della mitologia greca. Il primo ha gettato le basi per il mio futuro ed attuale amore folle verso la letteratura americana, il secondo mi fa adorare ancora oggi tutto ciò che riguardi quella vecchia banda di matti che abita l’Olimpo. Grazie a Twitter, un bel giorno scopro che questa particolare passione per le folli storie che la mitologia greca ci ha regalato, la condividevo con una geniale penna, quella di Mariangela Galatea Vaglio (insegnante, scrittrice e autrice del suo personalissimo blog: ilnuovomondodigalatea.wordpress.com). L’ironia di questa donna mi ha letteralmente conquistata. Didone, per esempio (Castelvecchi, 2014), questo il nome del libro, è un dissacrante racconto su alcuni dei miti greci, dei personaggi importanti della storia dell’impero romano, delle loro consorti, amanti e chi più ne ha più ne metta. Galatea smonta magistralmente quell’aura celestiale che questi personaggi, nell’immaginario …

Will Butler-Policy

Nella famiglia Arcade Fire Will Butler, il fratello polistrumentista del frontman Win, è sicuramente il più schizzato e allo stesso tempo geniale dei due fratellini. Nei live si aggira come uno psicotico selvaggio, arrampicandosi sulle colonne dei palchi e contorcendosi come un novello Iggy Pop. Proprio per questo motivo, quando lo stesso Will annunciò il suo debutto da solista, ero molto curioso di sapere, e allo stesso tempo ascoltare, la piega musicale che avrebbe preso la sua nuova avventura. Policy, registrato nell’arco di una sola settimana in uno dei luoghi più importanti e mistici della storia del rock, gli Electric Lady Studios di New York dove ancora oggi si respirano gli assoli e le magnifiche composizioni di Jimi Hendrix, è suonato interamente dallo stesso Will, aiutato soltanto dal fedelissimo batterista Jeremy Gara, si presenta come un excursus delle radici musicali e popolari dell’artista rivestite di abiti adatti al terzo millennio. Butler utilizza una grande varietà di stili come il rock’n’roll , il garage, la new wawe, il synth pop e il funk anni 70 che rendono il disco assolutamente al di fuori …

I piaceri della censura

Nel corso degli anni la censura ha cambiato faccia diverse volte. Il legislatore ha pian piano fatto finta di allentare la presa, concedendo spazio a qualsiasi cosa lo richiedesse. Una mossa astuta, visto quello che accade al giorno d’oggi. Ai giornali si consente di pubblicare articoli scomodi — quei pochi che in Italia ancora lo fanno –, ma qualora non dovesse piacere alla persona interessata si può avviare un procedimento giudiziario, per la gioia degli avvocati e dei giornali stessi. Nell’ultimo periodo, osservando la serie di avvenimenti che ci riguardano da vicino — chi in maniera diretta e chi in maniera indiretta — mi chiedo cosa mai avrebbe provocato la pubblicazione di tale opera nei confronti dell’opinione pubblica. Qualcuno potrebbe citarmi l’esempio delle sfumature, ma su di esse abbiamo già espresso il nostro giudizio. Evitiamo di ripeterci all’ennesima potenza su un fenomeno che è stato indagato sotto molteplici aspetti, da quelle psicologico a quello sociologico. Chiunque si è scomodato pur di esprimere la sua opinione in merito alla serie di libri, al film e a quello che ne è conseguito. Ho pensato …

La lunga latitanza di Hunter S. Thompson

Immaginate di partire in gruppo per un lungo viaggio. Non mi soffermo sul numero dei partecipanti, ma siete in tanti. Qualcuno parla ad alta voce del proprio entusiasmo, altri chiedono informazioni, e altri ancora discutono sui particolari inerenti alla meta. Si crea una certa confusione tanto da far perdere di vista alcuni dei vostri compagni di viaggio. Va tutto bene, fino a quando, giunti a bordo del mezzo, non ci si pone a gran voce la famosissima domanda di rito: «Ci siamo tutti?» Ad oggi, su quella carovana che è l’editoria italiana, sono in molti a mancare. Alcuni sono stati riscoperti nel dimenticatoio che sorge puntualmente dopo un estenuante sconfitta a suon di copie rimaste invendute. Di altri invece non se ne hanno più notizie. Uno dei casi che sta mandando in pappa il cervello — e il fegato, dato il nervosismo dovuto alla continua assenza — a molti lettori italiani è quello di Hunter Stockton Thompson. Detto fra noi, Thompson non è uno di quelli che ha bisogno di una grossa spinta per poter sguazzare libero e felice …

Tu, quoque, Ungheria, fili mi!

Oggi devo farvi una confessione: in tutta la mia vita ho sempre provato un po’ di noia ogni volta in cui si trattavano argomenti di tipo storico. È una mia pecca, lo so. Sono consapevole del fatto che la storia sia importante, perché è la base del nostro presente e di conseguenza inevitabile per costruire il nostro futuro. Ma è anche vero che non sono una di quelle persone che impazziscono per il canale Rai Storia. Detto questo, parto col parlarvi di un argomento che tra una decina d’anni sarà annoverato di sicuro nella cronologia della storia contemporanea. Ribadisco che non avrei le competenze adatte per trattare questo genere di tematica, ma ci sono degli avvenimenti che hanno risvegliato in me una perplessità tale da spingermi a scrivere qualcosa. Mi riferisco ai massicci flussi migratori che si stanno verificando in questo periodo, e più precisamente al frangente in cui l’Ungheria ha chiuso le frontiere e impedito ai profughi di passare sul suo suolo. Ma come? Se torniamo indietro nel tempo, fino al 1956, ci rendiamo conto dell’enorme …