Author: Redazione

La giungla d’asfalto di Arthur Fellig

di William Dollace Bianco e Nero. Nero come la cronaca e bianco come il lenzuolo che la ricopre. La città è uno sconfinato ring di cemento senza corde, sopra il quale resistere fino all’alba. I meno allenati gettano la spugna già a notte fonda: annegati negli alcolici, accoltellati da prostitute, crivellati dai colpi oppure appesi per il collo a lampioni, scalzi e cianotici. Il fascino e la violenza, nell’insensibilità alla luce rossa di camere oscure e motel ad ore, si mescolano agli agenti chimici in vaschette per lo sviluppo fotografico. Nessun compromesso estetico o sfumatura di colore. I corpi delle vittime vengono ripescati da pinzette professionali e lasciati appesi a sgocciolare, fermati da mollette di legno. Lo stesso flash di un colpo di pistola in faccia. Successivamente, il bianco saturo inizia a trasformarsi nei contorni macabri di fotografie di sconosciuti congelati nella loro ultima plastica resistenza alla morte. Vite inermi, nel loro perpetuo abbraccio con l’asfalto. Nauseati dal cloroformio che li ha storditi e baciati dalla violenza che li ha sorpresi. Cibo confezionato in abiti …

Billions e la distruzione dell’uomo

Abbiamo capito molte cose dal crollo finanziario degli ultimi anni. Abbiamo capito che il denaro, in fin dei conti, non dorme mai sul serio. Quello che annunciavano romanzi e film si è poi avverato. Le bolle sono scoppiate, rendendo poveri i piccoli risparmiatori e ricchi i grandi investitori. Negli uffici dei grattaceli di New York si decidono le sorti di Wall Street — a dire il vero di tutto il mondo. I fondi di capitali vengono rimbalzati da un lato all’altro degli schermi dei computer, le azioni decollano al mattino e crollano alla sera. Tra le tante cose abbiamo compreso la realtà del reato di insider trading, di quanto sia facile cadere nel tranello delle speculazioni e venirne fuori con le manette ai polsi. La spietatezza di Gordon Gekko, personaggio abilmente interpretato da Michael Douglas in Wall Street (Oliver Stone,1987) e in Wall Street — Il denaro non dorme mai (Oliver Stone, 2010). La finanza ha scelto di indossare nuovi abiti, nuove definizioni che hanno permesso la scomparsa di altre. Da quanto non sentiamo più parlare di crack? Una parola che mi riporta …

Luoghi in bianco e nero, di Luca Scarpa (EDITORIAL)

Luca Scarpa è uno dei fotografi che più stimiamo (la lista è abbastanza lunga). Abbiamo conosciuto lui e i suoi lavori attraverso Instagram, social network non solo popolato da primi piatti e gambe in riva al mare. I suoi scatti ripropongono la splendida aura di un’architettura ricca di sfumature sottili difficili da cogliere a prima vista. Gli edifici che si innalzano lungo le vie delle città europee consentono all’osservatore di rinascere nuovamente, questa volta con un sguardo critico rafforzato dalle emozioni che l’opera stessa trasmette. All’architettura, Luca affianca la fotografia ritrattistica, fonte continua di inestimabile bellezza. Con grande piacere abbiamo scelto di pubblicare questo suo editoriale curato esclusivamente per noi di Casa di Ringhiera. Luca Scarpa nasce a Milano, città dove vive e abita, si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano. Il suo lavoro di ricerca fotografica è incentrato sui luoghi, sul paesaggio urbano e sui dettagli che cerca nella vita di tutti i giorni. Scatta principalmente in analogico, alternando il medio formato al classico 35mm. L’architettura è solo un punto di partenza, il …

Questo pezzo è molto Tumbl

Avete mai provato a iscrivervi a un social network per poi pentirvene perché quello non fosse adatto alle vostre esigenze? L’iscrizione è sempre un procedimento piuttosto semplice e sbrigativo. Inserisci nome utente, e-mail ed eventuale password e attendi che il sistema del sito ti invii una mail di conferma per l’utilizzo del sito con tanto di benvenuto e convenevoli vari. Diverse volte mi sono iscritta a dei social network che non avrei mai più utilizzato nel tempo. So che è molto in voga tra i giovanissimi, ma Snapchat proprio non mi va giù. Lo trovo decisamente insulso, a meno che non si utilizzi per inviare foto senza veli, quelle che hanno accompagnato ed anche un po’ sostituito il famoso sexting. Altro social che ritengo inutile — non me ne vogliate -, è Twitter. Far rientrare dei contenuti nei solicentoquarantastramaledettissimicaratteri è un’impresa degna di chi possiede un’altissima capacità riassuntiva. E’ un social adatto alle news, alla condivisione veloce di link, foto e video vari. Dopo aver ripreso a scattare foto, mi venne in mente di aprire uno spazio personale su Tumblr per condividere …

Tracce Dalle Rovine

Tre o quattro giorni fa ero in veranda, seduto in un piccolo quanto modesto divano a due posti, cercando di cogliere una leggera brezza che avrebbe di lì a poco tenuto a freno la temperatura del mio corpo. Erano le nove del mattino e l’aria pugliese era già irrespirabile. Sotto una coltre di afa assai umida che ostacolava l’erezione del Gargano, lessi ormai le ultime pagine di quello che restava di Dalle Rovine (Tunué, 2015) di Luciano Funetta. Quella stessa mattina ho anche inaugurato la mia prima Instagram Stories, ma di questo non c’è più traccia — forse qualcosa ne è rimasto negli archivi di Zuckerberg. Pur apparendo inappropriato, tirare in ballo la storia del contenuto che resta visibile solamente per un giorno si collega direttamente a quello che accade all’interno del romanzo, ovvero ad un continuo ritrovamento di tracce che conducono in altre dimensioni personali che fanno capo ai diversi personaggi che affollano la narrazione. La storia di Rivera è nota a tutti. Se ne è parlato in lungo e in largo, tanto da occupare la vetta di …

Agota Kristof e la sfida di un’analfabeta

di Mariateresa Pazienza Tutti hanno uno o più scrittori preferiti. Conosco qualcuno che non si da pace se non dopo aver letto tutte le opere di un autore. Diventa quasi un’ossessione. Passi ore intere a leggere cose di e su di lui e non importa quanto sia stato prolisso, (o prolifico, fa lo stesso) ciò che conta è arrivare alla fine della sua bibliografia. Personalmente sono una lettrice molto selettiva. Non divoro libri come se non ci fosse un domani. Doso accuratamente le quantità di parole da somministrare alla mia mente e ai miei occhi. Questo è un aspetto che mi ha fatto scoprire la grandezza del dire molto con poco. E in questo caso non potrei che citare Carver come la sorpresa di questa mia ultima filosofia di lettura. Ma non è Raymond Carver la mia punta di diamante, nonostante la prosa sempre lineare e asciutta. Ho anch’io una scrittrice preferita, ed è Agota Kristof, l’apolide ungherese famosa soprattutto per la splendida Trilogia della città di K. e Ieri, romanzi pubblicati tra l’86 e il ’95. Nell’opera …

L’editor come addetto alle pulizie

Quando parliamo di pulizie corriamo sempre il rischio di rimanere incastrati nella noia che l’argomento può suscitare. Spolverare e riordinare sono due delle mansioni più odiose e antipatiche che si rispettino. È mattina e in serata avete degli amici a cena? Bene, sicuramente la vostra casa esige di essere messa a soqquadro per poi essere presentata perfettamente lucida in ogni suo angolo. Tra l’altro, nascondere la polvere sotto il tappeto non è affatto una buona scelta. A qualcuno potrebbe sempre scivolare una moneta, un’oliva o una nocciolina. Toccherà poi chinarsi, magari spostare di qualche centimetro il bordo del tappeto, e fare l’amara scoperta. In quel caso avrete sicuramente fatto una figura tra le più memorabili di sempre, una di quelle che ti si ripresenteranno nei momenti meno opportuni, tipo quando sei a tavola dai tuoi in uno di quei maledetti ed inutili pranzi di famiglia. L’editing dei testi e le pulizie di casa un po’ si assomigliano. Devi sistemare tutto alla perfezione altrimenti rischi di passare per il fesso di turno. Trascorri tutto il tempo …

Le centrali elettriche di Mitch Epstein

Quando di un posto non puoi farne a meno, e sei costretto ad essere a diecimila chilometri di distanza, scegli tutti i mezzi possibili per adorarlo, per celebrarlo e appropriarti di quel poco che basta a farti sentire poco più vicino del solito. Negli USA non ci ho mai messo piede, e credo che non ce lo metterò nemmeno in un futuro prossimo — a meno che non trovi per strada una valigia che stracolma di soldi. Questa mia fissa, o necessità di sentirmi partecipe di una cultura che non smette di influenzare le menti in lungo e in largo, è scaturita da anni di letture, di film visti in una cantina adibita a ritrovo per ogni tipo di persona passasse dalle quelle parti, nonché rifugio per sere gelate e pomeriggi assolati che si scagliano contro una saracinesca di metallo, rendendola rovente quasi quanto l’acciaio dell’Ilva di Taranto. A questi fattori si aggiunge la musica dei bassifondi newyorkesi, delle spiagge californiane e dei boschi degli stati del nord. Infine, in questi viaggi da fermo che conduco ogni …

Forme di amnesia

Disintegrata la Jugoslavia di Josip Tito, restano sull’erba, sparpagliati tra Serbia, Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Kosovo e Macedonia, i rottami di una plumbea architettura celebrativa. Privi di energia e vuoti di significato, questi totem brutalisti si rivestono, attualmente, di un senso post-datato. Gli Spomenik, concepiti in un contesto di unità nazionale fittizia ed eretti dalla forza persuasiva di un regime dittatoriale, oggi ci appaiono monumenti commemorativi di un’amnesia necessaria a dimenticare il trauma post-ideologico. Metafore di concetti dismessi ed aiutate dalla furia degli elementi, queste ferite cementizie attendono di rimarginarsi nella profondità di un limbo della memoria, morsicate mortalmente da una natura vorace e per niente recalcitrante alla densità del granito. Potere ed architettura si sono fusi in questi gusci. La loro forma e la loro sostanza sono in continuo mutamento, come due liquidi impossibilitati a mescolarsi. Un tempo concepiti per contenerne l’aura patriottica necessaria ad illudere etnie diverse circa una possibile convivenza imposta, oggi ci appaiono come la mappa di un’installazione aliena, fruibile attraverso una campagna rigogliosa, ma irrigata dal sangue di migliaia …

La montagna ti ha scoperto.

di William Dollace Hai scoperto la montagna. Scoperchiato metri di altitudine, vigilato sulle rocce, oltrepassato le ringhiere di legno. Le mucche, le capre, ti guardano con beata indifferenza. Sei un passante, non un colpo vincente, per loro. Hai scoperto la montagna e la montagna ha scoperchiato te. Lassù dubbi, paure, preoccupazioni, intrusioni, scompaiono a vista d’occhio, insegnandoti l’umiltà, il capo chino e poi aperto a un cielo a cielo aperto, insegnandoti a seguire il sentiero, a salutare chi incroci, un codice di educazione che trovi ormai soltanto lì, fra le rocce, sulla polvere e fra i rododendri. Hai fissato il mare, ma una volta entrato in acqua, ti sei bagnato di pensieri, ti sei asciugato al sole, sporcato di sabbia e crema, il mare è rimasto, l’abbronzatura se n’è andata. Invece in montagna, hai fissato i sassi da tremila metri, le croci in cima a sancire non solo la cima, ma l’inizio della via del ritorno, annusato il legno invecchiato dei tavoli all’aperto, rimodellato zone di silenzio e di caccia ai simboli, ti sei informato sulle …