Bukowski era uno spione tremendo

Di solito capitano situazioni che proprio non riesci a tollerare in alcun modo. Inizialmente avverti la loro presenza come una sensazione passeggera, ma successivamente ti rendi conto di quanto sforzo ti spetta realizzare per far fronte ad un’evenienza che ti annullerà completamente.

Non vedi l’ora di passare oltre e aggirare l’ostacolo che si è presentato. È stata una svista, ma ora tocca sopportare tutta la roba che ne consegue. Rimani lì ad ascoltare, ad osservare, costretto a tenere gli occhi — e gli orecchi — fissi.

Cerchi di far altro, ma l’invadenza tocca livelli alti. Ti giri dalla parte opposta sapendo ormai di essere diventato parte integrante di quello che sta accadendo. Storie che ti sono del tutto estranee diventano tue e non c’è alcun modo per evitare che questo accada. Potresti utilizzare la tua preferita tecnica dell’indifferenza “acuta”, oppure andar via e cambiar posto.

Hai l’obbligo di rimanere lì. Lo spettacolo prosegue e il tuo viso non teme di esprimere la seccatura e il disprezzo verso tutto il genere umano. In momenti come questi non puoi concederti il lusso di fare distinzione tra chi salveresti e chi no.

Allora provi ad assentarti per un momento. Noti con meraviglia che il tuo sistema sta funzionando. Prosegui con la sperimentazione: i movimenti si velocizzano di colpo; le voci creano un unico sottofondo che diviene un ronzio quasi impercettibile. Le tue palpebre sbattenti scandiscono il ritmo dell’attesa. Lo spettacolo prosegue e tu sei il testimone di un tempo non tuo.

Gli argomenti più disparati si susseguono tra loro. Le bocche che hai ne paraggi si muovono su e giù, si allargano, si stendono, e si chiudono per qualche attimo. I loro denti sono onnipresenti, e più l’argomento suscita gioia, più irrompono nel tuo campo visivo.

Al contrario di te che ti assenti, altri invece decidono di intraprendere la strada del finto avvolto dai pensieri pur di non destare sospetto. Tu sfuggi, cerchi riparo nella mancanza, lui invece tende leggermente l’orecchio nella direzione da cui provengono gli schiamazzi che tanto odi. È un attento osservatore dai meccanismi affilati. Prende nota di quello che accade e allarga i suoi orizzonti. Dalla discussione estrapola il parere intimo di chi non conosce affatto, e con questo ci gioca. Riflette su quello che sta ascoltando e seleziona i particolari più avvincenti che gli consentiranno di disegnare con mano la vita degli altri.

Scorrono fiumi di parole, melodie, immagini. Parte della scrittura, della musica, della fotografia, e di tutto ciò che viene definito forma d’arte, sente il bisogno di vivere queste situazioni. Attraverso esse trova la propria genesi. L’ispirazione può nascere da qualsiasi cosa abiti il contesto circostanziale. Basti pensare al concetto di Epifania introdotto da Joyce.

Ora prendete un uomo americano sulla sessantina, amante delle scommesse, del buon vino e delle donne, ed invitatelo a fare un giro di reading e interviste per l’Europa — Francia e Germania. Affittate una camera d’albergo per lui a la sua compagna e portatelo in giro per la città. Uno dei risultati che potreste ottenere si chiama Shakespeare non l’ha mai fatto (Feltrinelli, traduzione di Luigi Schenoni).

È un diario di viaggio molto interessante. Riporta i fatti accaduti nella primavera del 1978. Ad accompagnarlo c’è Linda Lee e i suoi editori europei. Carl Weissner, traduttore tedesco delle sue opere, li porta in giro per le varie città. Si prende cura del suo amico Hank; sarà il suo cicerone. Bukowski non si lascia scappare l’occasione di riportare le sue impressioni su una parte dell’Europa in un periodo storico particolare. Non mancano di certo gli eccessi e le avventure che contraddistinguono la sua opera — e che tanti superficialmente non smettono di sottolineare come se fosse l’unica intenzione di un autore mai stonante.

Nella chiusura di questo diario di viaggio c’è un epilogo composto da undici poesie scritte durante e in seguito al viaggio. Per trasmettere quanto detto, tra loro ho scelto crociera sul Reno. La prossima volta che siete in pubblico con qualcuno e parlate con fare strafottente e voce alta, be’, fateci caso.

crociera sul Reno

il Reno è sporco

non ci sono pesci nel Reno

il cameriere ci porta il vino bianco

poi lo sentiamo –

un ragazzo americano

che beve birra

e racconta di avere

scopato 3 ragazze tedesche

che avevano perso la strada

e lo racconta ad alta voce

ridendo

il figlio di puttana è un americano,

para inglese,

e con lui ci sono

le 3 ragazze tedesche.

loro non capiscono.

noi guardiamo fuori da finestrino

cercando castelli

non vediamo che fabbriche

e il figlio di puttana è un americano

e ride

ma non è naturale.

per fortuna non facciamo il tour di 9 giorni

con lui –

solo 2 ore

fino a Mainz.

beviamo il vino e aspettiamo

che

finisca.

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