di Antonella Esposito
Questa era una cosa nuova, era nata da quando c’era il monito di rimanere a casa per evitare i contagi. LEI aveva imparato ad usare le narici, e odorava tutto: l’aria i ricordi, il sole, il tempo, i pensieri. Aveva scoperto cosa vuol dire “assaporare dal naso”.
Non è una cosa che fanno tutti (almeno non da adulti).
“Quando non permetti all’aria di entrare per intero dentro di te… la magia non si svela”.
La mattina aveva il suo rito: “sedia rossa”, finestra, sole, libri, carte, computer e passava il tempo come se la vita fosse tutta davanti. I progetti nascevano da soli come un onda. Quando l’odore sapeva di buono, non aveva dubbi, doveva assecondarlo.
Un giorno, quando era divenuta consapevole della magia del suo naso, le era capitato di avvertire un odore più penetrante del solito.
Un fresco strano che l’aveva riportata subito all’infanzia in un luogo pieno di alberi, era un odore così forte e definito che lei pensò subito fosse qualcosa di piu importante del solito pizzicorio, era una cosa più
grande, come un quadro.
Lei non vedeva bene l’immagine, ma percepiva un odore di libertà.
Il suo quadro sensoriale era lì un po’ indefinito ma c’era ed aveva in se la fragranza del tempo SOSPESO.
Un tempo simile a quello della pandemia, ma nel quadro era senza restrizioni: il tempo era un tempo scelto!
Lei ebbe la netta sensazione che, se voleva mettere a fuoco il suo quadro sensoriale, doveva prima trovare il suo tempo più comodo, capirlo, indossarlo, metterlo su come un cappotto e portarlo a spasso.
Mentre fantasticava questa idea, le si avvicinò un odore diverso, inquietante che pungeva al naso. Le sembrò di intravedere qualcosa di scuro, era lo scorrere dei giorni prima della pandemia.
Entro’ dentro l’immagine, era titubante ma voleva capire da dove venisse la paura. Entrò dentro e guardò, guardò con attenzione e vide una cosa che le strinse il cuore….vide un grande
enorme caos di gente e di pensieri. Vide un groviglio di cose e persone, tutti che correvano con il fiato corto, cortissimo, correvano intorno a
un vortice di impegni e c’erano urla e c’era fracasso e c’era anche allegria, ma tutto troppo forte e la travolgeva e lei senza accorgersene smise di respirare!
E’ questo che accade quando hai paura, smetti di respirare. E lei aveva paura, paura di perdersi di nuovo, di correre dietro a cose senza senso, di ricominciare una vita col fiato corto!
Allora, istintivamente alzò le spalle, nervi contratti e le spalle arrivarono fin quasi alle orecchie, strette strette.
Strinse tutto come faceva quando aveva paura, per proteggersi e mentre era così assurdamente contratta scoprì che in quel movimento istintivo e anche un po’ doloroso ora c’era una cosa che si era aggiunta, lei indossava qualcosa, era come un cappotto.
Stringendo le spalle il bavero le era arrivato sotto il naso e lei ne sentiva l’odore, sentiva l’odore del suo tempo.
Lo annusò e lo riconobbe, era il suo tempo. Era un po’ lento a dire il vero, lento, forse più lento di quello di molti altri e lei non lo sapeva.
Lei faceva sempre tante cose in un solo minuto, ma il suo tempo comodo era un tempo lento. Lento e pienissimo, era un tempo ripieno, morbido e aveva un odore tiepido di casa, di pane.
L’odore le entrò nelle narici e lei inspirò piano.
Prese una pausa e buttò fuori!
Le spalle scesero, si rilassarono e il cappotto si sistemò meglio sulla sua schiena ma rimase lì, elegante e comodo ad abbracciarla.
Sorrise, il suo quadro cominciava a prendere forma.
Lo guardò meglio e intravide una cosa, una cosa molto familiare che la rassicurò: era la sua sedia rossa.