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the Art of Banksy

the Art of Banksy

The Art of Banksy. A VISUAL PROTEST   Dal 21 novembre 2018 sarà inaugurata al Mudec a Milano “The Art of Banksy. A VISUAL PROTEST”: mostra che, articolata in quattro sezioni con dipinti, sculture, stampe, fotografie e video, è stata ideata per creare una panoramica sul lavoro di Banksy, l’artista senza volto, cercando di fornire una chiave di lettura per quelli che di musei se ne intendono e di street art meno. “THE Art of BANKSY”, però, ha una peculiarità: come si può leggere sul sito del Mudec, infatti, la mostra non è ufficiale e non è autorizzata dall’artista inglese. Già i puristi gridano allo scandalo. Le diatribe tra street artists e sistema culturale non sono una novità. Sono passati solo un paio d’anni da quando Blu ha deciso di cancellare alcuni suoi pezzi dalla città di Bologna per protesta contro un’altra mostra: “Street Art. Banksy & co.” – per la quale diverse opere di street art furono staccate dai muri per essere ricollocate all’interno di Palazzo Pepoli. L’eliminazione dei pezzi di Blu non è …

PERDIDA REINA – mi sono fatta un giro nelLa Festa Nera di Violetta Bellocchio

mi sono fatta un giro nella Festa Nera di Violetta Bellocchio (testo e foto: Lulu Withheld – soundtrack: Vater by Soap&Skin) Lo sapevo e non lo sapevo. Il dolore è l’unica cosa vera che ci è rimasta. Io questa storia me la sono dovuta scollare di dosso piano lentamente con le mani le dita la pelle, prima di potere dire di esserne uscita illesa. Perché. Perché questa è una storia in cui ci si scivola dentro (a fondo) senza volerlo. È una crepa, questa storia. E quando si decide di cadere in uno squarcio bisogna essere pronti a perdercisi e a segnare il passo come Hänsel e Gretel per poi potersene tornare indietro. Riavvolgere il nastro fino all’inizio. Mettere di nuovo in play. Guardare il girato. Lo vuoi vedere? Lo vuoi davvero vedere?  C’è una crepa in tutte le cose.  Violetta Bellocchio scrive un ritratto di tre filmaker come se fosse un vecchio video in VHS riversato in digitale, una specie di artefatto contemporaneo simultaneo per raccontare un distopico futuro che è già in fieri. Racconta …

Can you see in the dark? In memoria di quelli che restano e di chi non c’è più. In ricordo di Scott Hutchison

«Can you see in the dark? Can you see the look on your face? The flashing white light’s been turned off You don’t know who’s in your bed»   Riesci a vedere nelle tenebre, mi chiedo, adesso che nelle tenebre hai ficcato la testa, le mani, le braccia, il tuo corpo robusto, la barba folta, i pensieri, la voce, i sogni, i silenzi. Ora che le parole sono scomparse dalla tua mente, che sei da qualche parte lontana, io sento ancora il tuo cantare dentro a un disco registrato che si ripete nella mia testa. Nel postscriptum di Norvegian Wood – Tokyo Blues di Murakami, si legge “questo libro è dedicato a tutti i miei amici che sono morti e a quelli che restano”. Le pagine del romanzo dello scrittore giapponese sono impregnate di un senso di disagio, insoddisfazione, un’inquietudine che tinge tutta l’atmosfera di tonalità grigie. Tuttavia, dentro l’opera, possiamo cogliere anche una flebile luce: è quella emanata dalle vite di chi resta, di quelli che non si arrendono, ma è la luce anche …

#BurningMan2018

Casa di Ringhiera - #BurningMan2018

#BurningMan2018 Eccolo, il tag più cliccato e utilizzato della settimana. Ci siamo segnati la data per l’anno prossimo: dal 25 agosto al 2 settembre 2019 anche noi di Casa di Ringhiera faremo un giretto nel deserto. Al prossimo Burning Man.  Per quest’anno ci siamo accontentati di guardare le tantissime, nonché mozzafiato, foto che girano online. Ne abbiamo scelta qualcuna su Instagram, per la nostra #casadiringhieraselection del sabato. 

La Casa Vuota – mi sono fatta un giro tra le foto di Stefano Usberghi.

La Casa Vuota – mi sono fatta un giro tra le foto di Stefano Usberghi.

Che molte delle foto di Stefano Usberghi mi piacciano è un dato di fatto. Che questo suo piccolo progetto “La casa vuota” mi colpisse al cuore non è una cosa scontata. Quando me lo ha spedito, via e-mail, ho guardato queste fotografie e mi è venuto tipo da piangere. Una specie di viaggio a ritroso, empaticamente possibile, che solo la fotografia permette di fare. E la sapiente alchimia di Stefano. Ho deciso di fargli qualche domanda, sul suo lavoro in generale e su questo progetto, che mi ha davvero molto emozionato. Stefano Usberghi è un Direttore della Fotografia classe 1984. Fotografia statica e in movimento per lui sono parte dello stesso percorso di ricerca, scatta lavorando in pellicola su piccolo e medio formato. Quando hai iniziato? Da ragazzino suonavo in una band punk hc. Purtroppo non c’è molto materiale di quel periodo fine anni ’90 a Roma. C’erano un sacco di punk, di skin girl, di mods, di skaters. Avevo una telecamera mini DV, che girava immagini di scarsa qualità, ma al contempo molto affascinanti. …

Our Summer of Love – Il ritorno

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Torniamo a Casa di Ringhiera dalla nostra Summer of Love con una valigia piena di sensazioni e nuove idee. Esattamente un anno fa Casa di Ringhiera cominciava il suo processo di cambiamento radicale. In tre anni ne sono successe di avventure. Ne abbiamo parlato con gente che conosce i processi creativi. Casa di Ringhiera nei suoi pochi ma intensi anni di vita ha superato diversi down, abbandoni e momenti di crisi da cui ne esce ogni volta un po’ più forte. In estate, noi che abbiamo la residenza in Casa, abbiamo girovagato in modo instancabile ed estenuante. Abbiamo respirato albe e tramonti, ci siamo ubriacati di birra e bellezza, ci siamo tuffati in fuochi ardenti e onde spaventose e meravigliose. Ci siamo scambiati la pelle, i drink, i numeri di telefono e tutto con una semplicità che dopo il 1° settembre sembra essere svanita nel vento e nella pioggia autunnale. Il risveglio da quella che, prima di chiudere per ferie, abbiamo inconsapevolmente definito Our Summer of Love, è stato quasi in slow-motion, quasi in preda a …

our Summer of Love

Casa di Ringhiera - Our summer of Love - ciao siamo in ferie

Cari frequentatori abituali (e non) di Casa di Ringhiera, è arrivato il momento (anche per noi) di andare in vacanza, o almeno qualcosa di molto simile all’idea di vacanza. Che per me, in questo momento, significa mare sole sabbia musica erba sotto i piedi e sigarette in piena notte e nessun vestito oltre al costume da bagno. Niente computer né mail né messaggi di lavoro. Ci si rivede a fine agosto. Sotto un qualche acquazzone di fine estate. Baci. [Ovviamente stiamo già lavorando a un nuovo progetto. Ve ne parleremo al nostro rientro. Siamo certi che vi piacerà].

John Cheever e i terribili miracoli della scrittura

  «A volte periodi tristi, a volte allegri. Temporali. Natale.» Vi consiglio di non leggere Cronache della famiglia Wapshot (che si pronuncia «Uapsciat, con un suono catarroso», lo dice lui, non io) in treno. Potreste iniziare a ridere e non smetterla più, piangere come bambini oppure restare imbambolati a fissare il vuoto per un po’. Questo è l’effetto provocato da Cheever, il grande pregio della sua scrittura, un po’ di sana umanità. Umanità nel senso di qualcosa che ha come caratteri tipici la fragilità, la precarietà, la franchezza, l’allegria, la disperazione, l’imperfezione. Umanità per indicare un soggetto che vive e un giorno muore, umanità in senso biologico, ontologico, esistenziale. La compostezza smodata della scrittura di Cheever è anche il suo mana, il mezzo di connessione tra il mondo dei vivi e quello dei morti o degli immortali, l’afflato magico che lo conduce agli dei e lo salva da se stesso. – «Rosalie Young, sconosciuta agli Wapshot quanto voi lo siete a me» – «Non è certo colpa mia se il New England è zeppo di …

“Fuck Me” – by Josh Kern

“Fuck Me” – by Josh Kern

  200 pagine di fotografie e appunti Qualche tempo fa mi sono imbattuta in un autoritratto allo specchio di questo giovane e talentuoso fotografo tedesco. La foto, in sé e per sé, è molto simile a tante altre che si vedono in giro. Ma poi si guardano le altre sue foto. E ci si accorge che tutte (o quasi) compongono un diario, visivo, di un ex-adolescente che piano sta entrando nell’età adulta. Nelle altre foto ci sono i suoi amici di sempre, la sua fidanzata (o almeno credo), i suoi momenti in bilico di quell’età incerta. Sperduta e arrogante. Ma più di ogni altra cosa, nelle sue foto, ci sono i sentimenti. C’è il suo punto di vista, a volte vulnerabile a volte cazzone. C’è lui, con tutta la sua passione quella che si ha in quel momento preciso della propria vita, che racconta per filo e per segno gli attimi, i suoi, quelli che alla fine sommati uno dopo l’altro compongono le esistenze. Non sono attimi significativi, presi uno per uno. Non lo sono …