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Promised Land: Gus Van Sant, Dave Eggers e Wendell Berry

Arriva un momento, nella vita di tutti, in cui si presenta dal nulla un legame incredibile con quello che hai sempre maledetto. Un oggetto, una casa, un città. Il sentimento si rafforza giorno dopo giorno e la realtà cambia drasticamente. Si avvia una lotta continua nel segno del giusto riconoscimento, affidando un valore sempre rincorso da quella bicicletta che hai odiato sin da quando eri bambino perché non aveva il cambio Shimano. Pur essendo in uno stato decadente, prende il via un processo di rivalutazione, con tanto di cura nei particolari. Rivernici il telaio, cambi le ruote e sistemi un nuovo impianto frenante. Quella che vedi davanti ai tuoi occhi è la bicicletta che era di tuo nonno finalmente messa in sesto. È rimasta abbandonata per un sacco di anni, poi è scattato qualcosa. Nella tua mente si ripropongono le parole a cui non avevi mai dato ascolto, fino al giorno in cui hai capito che quella bicicletta era minacciata da qualcosa di inaspettato. Ti è bastato vederla lì posata sul muro della cantina per …

Suburra, la Grande Bellezza in Cancrena

di William Dollace Suburra parte con luci intermittenti che si schiantano sulle ville romane tirate a festa mentre gli M83 sbeffeggiano corpi che si atteggiano e si dimenano come nei migliori Sorrentino, la Roma di Suburra è una Grande Bellezza in cancrena. In Suburra la politica piscia sulle strade dai balconi dorati, dopo una festa che finisce in lenzuola bianche che coprono corpi andati in disuso, pronti da smaltire a rifiuto, incatenati nell’oblio di una notte finita male e picchiata dall’acqua. Sollima filma una strategia di corpi e contusioni, di voragini nelle braccia, di promesse di pallottole, di agguati pronti ad essere intrapresi anche soltanto per sbaglio o per orgoglio. Sotto la luce tossica di Ostia si preparano crani lucidi pronti a raccogliere milioni in leggi a misura e minacce. Suburra è anche un film di super-eroi, di risvolti da occhi di gatto sotto eroina, di corpi forati sui selciati e cani rabbiosi ingabbiati nei loro precisi ruoli, di cattopolicisti impossibili da asportare chirurgicamente, in un’epidermide urbanistica rifatta da un lifting cittadino che si atteggia come …

Prendila così: il declino di un’attrice qualunque

Dietro a Prendila così di Joan Didion (Il Saggiatore, traduzione di Adriana Dell’Orto, 2014) aleggia lo spettro della discesa repentina verso l’oblio che accomuna tutti coloro che hanno fallito nella grande impresa dello star system hollywoodiano. Inoltre, ad aumentare il tiro della sconfitta, c’è tutta una serie di particolari che ruotano come satelliti impazziti attorno la vita della protagonista. Maria Wyeth ha al suo attivo ben due film. Il suo attuale marito è Carter, un produttore cinematografico abbastanza famoso che non perde tempo in unitili giri di parole pur di tirarla fuori dalla situazione precaria in cui si è cacciata. La loro figlia Kate è rinchiusa in una struttura psichiatrica, soggetta alle peggiori “cure” che a quel tempo si somministravano ai pazienti affetti da problemi psichici. Non parlo di Kate con nessuno, qui. Nel posto dove si trova Kate le piazzano elettrodi sulla testa e aghi nella spina dorsale e cercano di scoprire cos’è che è andato storto. (Pag. 8) Il rimanere vittima del successo, e di una vita condotta sul filo del rasoio, portano la stessa Maria ad …