All posts filed under: Fotografia

Giulia Bersani: 21–22

Usiamo le parole per raccontare qualcosa. Un incontro, un incidente, un istante. Le meningi si spremono ed ecco saltar fuori una storia forbita di nomi, verbi e tutto il resto degli ingredienti. Tutto segue il ritmo dettato dalla punteggiatura — sottintesa quando la narrazione è orale, incisa sulla pagina quando è scritta. Poco importa se l’oggetto del racconto sia vero o falso. Se l’attenzione è colta nel migliore dei modi allora possiamo anche spararla grossa senza destare alcun sospetto in chi ci ascolta. Raccontare qualcosa attraverso la fotografia è rischioso quanto lo è farlo attraverso le parole. La relativa difficoltà vive in entrambe le forme. Mostrare la superiorità di una rispetto all’altra non avrebbe alcun valore assoluto — senza contare che si potrebbe rimanere bloccati come in un vortice che non consente alcuna via d’uscita. L’atto narrativo tiene i fili che uniscono entrambi i mezzi, fino a rendere innocue le diversità tra le rispettive forme. Se la narrazione risulta ben riuscita, allora non ha affatto importanza se essa sia giunta tramite pellicola o tramite pagina. L’obiettivo ultimo è stato …

Le promesse di Sarah Pannell

di William Dollace Sarah Pannell è una fotografa freelance australiana. I suoi scatti, detersi e precisi, illuminanti nella loro depressiva chiarezza, ritraggono un mondo in cui anche la manopola del rumore bianco è stata ridotta all’OFF. Gli spazi vengono delineati da altri spazi interni, seconde cornici che diventano un modo plurimo di circoscrivere lo spazio e dargli profondità, per scavarne la superficie silenziata. Vi sono oggetti inanimati, monoliti inermi e feticci del capitalismo, slanci di liberazione e fuga, cose soprattutto, così come stanno, rivelate alla luce come se nate in quel momento e solo in quel momento scoperte. La presenza dell’assenza è assordante. Vi è l’attesa, l’attesa dell’attraversamento di un corpo, di un’automobile, la tensione che deriva dalla possibilità. Sono mondi silenziosi, che tuttavia, contengono una promessa. Il sito web di Sarah. Tagged in Fotografia, Sarah Pannell  

Sia fatta la volontà del caso. E di Dido Fontana.

di Valentina Rinaldi Roba buona come il pane, all’ultima edizione di ArtVerona. Curiosa, mi addentro in questa nebulosa di pellegrini silenziosi in cerca di un santo a cui votarsi, in cui si cammina lenti e ci si ferma, si inclina il capo. Ordinati e disciplinati per questa fiera d’arte moderna e contemporanea, dedalo di allestimenti minimal e ricercati sussurri, come si conviene, poi ecco, d’improvviso: fermi tutti! Che forse ci s’inciampa senza accorgersene, forse te ne accorgi pure — mind the gap! — e deliberatamente ti ci butti dentro. A caduta libera(toria). E’ così che mi ritrovo di fronte allo stand di Boccanera, galleria che espone gli scatti di Dido Fontana. Ci ho girato attorno, ho preso tempo, ho riempito i polmoni di ossigeno. Decidi ora: o vai o resti. Non serve neppure lanciare la monetina, piuttosto avanzo ancora un poco. E, ad ogni passo, la forza di gravità spinge verso quell’affollamento di fotografie e cornici e stampe e fotocopie e poster. Più che sovraffollata quella parete, trabocca e riempie la vista e il cervello. Non è solo una …

La fotografia come arte — Intervista a Lobbiaz

Di recente ho provato l’irresistibile impulso di avvicinarmi al mondo della fotografia istantanea. Ho acquistato una Polaroid 636 (non è pubblicità occulta, vero?) e aspetto solo di averla tra le mani per cominciare a sperimentare. Le istantanee hanno un fascino completamente diverso dalla fotografia digitale. La sensazione che si prova nel sentire fisicamente la pellicola e ciò che viene scritto su con la luce, è quasi una magia. Pensate a quanto sia bello scattare una fotografia e vederla uscire direttamente dalla macchinetta. Guardare il risultato ottenuto su uno schermo digitale non è esattamente la stessa cosa. Ho conosciuto il lavoro di Lobbiaz quasi per caso. Lui è un fotografo francese che predilige la fotografia analogica, ma utilizza anche il formato digitale. E’ poliglotta, scatta bellissime istantanee ed ha all’attivo diversi progetti — che potete ammirare e acquistare, se volete, sul suo sito. Ma a me non bastava, perciò presa dalla curiosità ho deciso di fargli alcune domande. Lobbiaz ha accettato di rispondere e ne è venuta fuori una bellissima chiacchierata — in videochiamata, su Facebook, in un martedì di …

Ho te: l’intimità di un diario fotografico

Lo scorso 17 ottobre, presso la Chourmo EnoLibreria di Parma, è stato presentato Ho te, progetto fotografico di Alessandra Pace e Fausto Serafini. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 14 novembre. Un uomo è seduto sopra un divano rosso con dei dettagli chiari, quasi dorati. Poggia la sua mano sinistra sulla gamba di una donna seduta proprio sul poggiatesta. I due sono quasi uno parallelo all’altra, come se tutto fosse il frutto di un calcolo effettuato con estrema precisione. Dall’esterno della stanza proviene una fascio di luce che investe entrambi con un bagliore arancione — il volto di lui e gran parte del corpo di lei. Sulla parete si intravedono delle cornici che conservano foto e dipinti. Una pianta — forse una Kenzia — sembra voler invadere il campo, ma rimane timidamente sullo sfondo bianco. Non c’è alcun componente di questa immagine che sia fuori posto. Tutto rispetta la sacralità dello scatto della macchina fotografica. Ci si applica nello scegliere l’istante giusto e il gioco è fatto. Osservando attentamente l’immagine sopra descritta mi viene spontaneo associarla ad una di quelle situazioni carveriane che tanto irrompono nelle pagine …

L’America di Lise Sarfati

Siamo abituati a ritenere il viaggio come mera dislocazione fisica. Si salta in auto, si aspetta un treno, si prende un volo — possibilmente senza troppi scali –, diretti verso la meta che più preferiamo. Programmiamo ogni singola fermata: una visita lì, in quel posto famosissimo, ritrovo di tanti altri che prima di noi hanno osannato il valore monumentale. «Visto che ci siamo, potremmo fare un giro in quell’altro posto magico» potrebbe aggiungere qualcun altro. Prima della partenza ci segniamo le varie tappe da rispettare. Più le segniamo e più la scoperta si annienta. Ci prefiggiamo ogni singola fermata senza mettere in conto la particolarità che un minimo dettaglio sul posto ci può trasmettere. Dobbiamo rispettare i piani, altrimenti saremo in ritardo. In questo modo, anche quella che riteniamo un’occasione di svago, relax, e ricerca interiore, assume i tempi e le sembianze che popolano tutti i luoghi di lavoro. È l’eterna corsa all’efficienza, bellezza! Il viaggio si trasforma in un calvario, altro che «vado finalmente ad immergermi in un paradiso fatto di sabbia bianca e mare cristallino.» …

Quando il fotografo si fotografa

Vi siete mai trovati davanti allo stereotipo del fotografo che non si mostra mai? Sì, quello in cui l’artista è solo dietro il mirino della sua macchina fotografica. Di recente nei vari contenitori di immagini sul web si assiste a un fenomeno contrario: il fotografo ritrae sé stesso. La maggior parte delle volte è una questione di narcisismo, ma ci sono casi in cui chi si fotografa non è solo un semplice amatore della fotografia che vuole mostrare ai suoi amici le sue gambe al mare o sé stesso in compagnia di altre persone per esibire la propria vita reale in rete. Chiariamo alcuni aspetti, andando nello specifico di un genere fotografico molto particolare. Nella ritrattistica si vuole catturare l’istante preciso in cui l’espressione di chi viene fotografato non si ripeterà mai più. Ciò che viene immortalato è un momento esatto nella vita di qualcuno. Ora, lasciando da parte lo sdoganatissimo e odiosissimo selfie, anche nella fotografia internazionale ci sono esempi di artisti che hanno scelto sé stessi come modelli. Prima fra tutte Cindy Sherman, fotografa statunitense famosa per Untitled …

La fotografia di Christopher Anderson

Nato in Canada nel 1970, Christopher Anderson è uno dei maggiori fotografi riconosciuti a livello mondiale. Cresciuto nella zona occidentale del Texas, i suoi lavori di reportage lo hanno visto impegnato in zone di guerra quali Iraq e Libano. Ha ritratto anche alcuni dei momenti decisivi del conflitto tra israeliani e palestinesi. Le sue opere ebbero notevoli riconoscimenti a partire dal 1999, quando lo stesso Anderson decise di imbarcarsi su una nave popolata da migranti haitiani pronti a sbarcare sulle coste statunitensi. Il viaggio non andò a buon fine, dato che la barca affondò appena prese il largo. In seguito, questo reportage venne premiato con la Robert Capa Gold Medal nel 2000. Nonostante il suo impegno nel campo del reportage delle zone di guerra, ha sviluppato diversi documentari sui protagonisti della scena musicale pop e del mondo della moda. Attualmente Anderson vive a Brooklyn. Lavora per il New York Magazine ed è membro della Magnum Agency. Di sotto alcuni suoi scatti. Fonte immagini Magnum Agency. Christopher Anderson: Site Web | Instagram | Facebook | Twitter

Ophelie Rondeau e le ragazze

Ho visto per la prima volta i suoi scatti poco più di due mesi fa, su Instagram. Rimasi colpito dalla naturalezza che veniva fuori dalle foto dando un primo sguardo. La maggior parte di loro, se non tutte, ritraggono ragazze. Ophelie Rondeau è una fotografa francese, nata nel 1987. Attualmente vive e lavora a Londra. Il suo progetto è partito ufficialmente lo scorso Febbraio. Le sue fotografie immortalano pezzi di vita in analogico. Dalle pellicole trasuda tutto il fascino segreto di un momento non calcolato, quasi spontaneo — ad un occhio superficiale potrebbe sembrare banale. A far da contesto c’è la bellezza non indifferente della vecchia pellicola fotografica: un mix di fattori che demarca il confine tra presente e passato. Il contemporaneo incontra il vintage. La scelta di ritrarre ragazze impegnate in semplici attività — una partita a tennis o una passeggiata nel parco — sorge dal bisogno di dare alla fotografia un’impronta sincera, all’insegna di quell’originalità tanto amata quanto ricercata. Alcuni suoi progetti sono stati pubblicati su Sticks And Stones Agency, C-Heads Magazine e Saylor Mag. Di seguito alcuni scatti: Ophelie Rondeau: Site Web | Tumblr | Instagram

Bob Dylan negli scatti di Ted Russell

Era la fine del 1961 quando il fotografo Ted Russell si trovava a New York. In quei giorni ricevette una chiamata da un amico che gli parlò di un giovane cantante folk molto simile a Woody Guthrie. Russell non conosceva affatto lo scenario della musica folk. Lui amava il jazz, e fino a quel momento non sapeva di cosa stesse parlando il suo amico quando gli consigliò di immortalare le gesta di un Bob Dylan poco più che ventenne. Ebbe così modo di scattare delle foto proprio durante la sua esibizione al Gerde’s Folk City. Lo stesso Russell ammise che in quel momento non fece minimamente attenzione a quello che accadeva musicalmente. Si concentrò a guardare nel mirino per tutto il tempo — attratto a sua volta dalle piccole dimensioni del club –, immortalando gli instanti di colui che divenne il più celebre cantautore statunitense. Alcuni giorni dopo quell’esibizione, Ted Russell fece visita al menestrello nel suo appartamento del Greenwich Village. Dylan era con la sua ragazza Suze Rotolo. Russell chiese ai due di comportarsi come se fossero completamenti soli, per nulla …