All posts filed under: Letteratura

L’ultima volta che.

montagna madre mamma

L’ultima volta che ho visto mia madre è stato sabato 7 marzo. Sono scesa dalla macchina e le ho detto che forse sarebbe stato meglio se mi fossi fatta di nuovo i 322km che ci separano. Avevo appena sentito alla radio la prima bozza del decreto che avrebbe cambiato tutto.Mi ha convinta a ripartire il giorno dopo.Ci siamo abbracciate di nascosto, come in un romanzo distopico, e non so quando la rivedrò. Ho 37 anni ma avevo bisogno di mia madre, più che mai.La mia relazione si è conclusa dopo dieci bellissimi anni, due mesi fa, e lei con un semplice: passa di qui era riuscita in una magia.Ce l’ho fatta a prendermi il suo abbraccio che, a conti fatti, vale più di tutto il resto. Il destino, poi, che ha un gran senso dell’umorismo, ha messo in quarantena me e lui, sotto lo stesso tetto. Sotto lo stesso cielo. L’ultima volta che ho visto mio padre è stato il 21 ottobre del 2019. Sono scesa dalla macchina, abbracciato mia madre, cercato risposte in mio …

il corpo sottovuoto

il corpo sottovuoto - Simona Salerno

Quando si raggiunge l’eccesso, le cose da fare potrebbero essere due: continuare a stare fino a scoppiare o fermarsi, pensare, respirare. “Eh finalmente il mondo si è fermato”, ho pensato una cinquantina di giorni fa.  Il tempo è sospeso, corre o diventa interminabile, lo spazio è una culla piena di limiti, inspirare ed espirare, sentirsi, ascoltarsi, stare nel qui e ora e ancora respirare. Il corpo sembra essere tenuto sottovuoto. In certi momenti immagino di infilarmi in un sacco di plastica, respirarci dentro in quello spazio senza tempo e in quel tempo senza spazio, tra emozioni e umori bombardanti, alternati, contrapposti: la paura, l’attesa, la fragilità, la noia, i ricordi, la speranza, l’incorporeità, la distanza, l’apatia, l’energia, l’isolamento, la tristezza, la sfiducia, l’euforia, l’assenza, l’insicurezza, il vuoto, la lontananza, la speranza, la speranza, la speranza… parole e foto di Simona Salerno

Le finestre di fronte

le finestre di fronte - la sposa si carta

Ieri sono scesa in cortile. Non l’avevo mai considerato, quel quadrato di cemento dove sono parcheggiate biciclette e monopattini. Mi sono seduta a fumare al sole, ho guardato verso i balconi, verso le finestre di fronte. Sei piani. In ognuno c’era qualcosa. Scene di vita domestica. Pezzi di giornate da far scorrere. Un’anziana con il grembiule a fiori mescolava una grossa ciotola, lo sguardo rivolto ai fiori. Al terzo due ragazzi a petto nudo iniziavano i loro esercizi, lo sguardo concentrato ad uno specchio. Nella scala b una giungla di piante copre la visuale, ma si intravede un piccolo tavolo con due sedie pieghevoli, ho immaginato la cena servita lì, guardando verso un orizzonte di persone vive, pulsanti e impaurite quanto noi. Al primo una madre prende il sole, mentre la figlia impugna un colore e traccia segni su un pezzo di carta. Si sente profumo di cibo, rumori di tavole apparecchiate e scroscio di docce. Al sesto una donna bionda guarda giù, verso gli altri palazzi nascosti dal verde. Sembra assorta. Il nonno al …

Un istante

un istante Arturo Ferrante

Guardo attraverso il vetro della mia finestra, quella della camera che affaccia sulla strada. La quarantena è strana: non mi è mai piaciuto uscire, eppure adesso che sono costretto a non farlo, mi manca.La mente umana è troppo contorta, per i miei gusti. Ho letto da qualche parte che sembra essere sempre un’uggiosa domenica di fine inverno. Uno di quei giorni che speri passi in fretta, in cui cerchi di risparmiare le energie, perché questa giornata così insapore non merita nemmeno un accenno della mia vitalità. Non saprei trovare un paragone migliore. Faccio un sospiro. Me ne sono accorto, perché da quando mia madre mi ha chiesto “come mai sospiri sempre?”, ho deciso di contarli.Oggi ne ho fatti quattordici. Che giorno è? Sabato non di sicuro, altrimenti mamma starebbe impastando la pizza. Sono piuttosto indeciso tra mercoledì e giovedì, per cui decido di andare ad accendere la radio: è uno di quei modelli nuovi, ultra attrezzato, ultramegatutto. L’avrò usata due volte, in vita mia. Me l’ha regalata Lei, perché diceva che in questa casa “c’è …

Il libro dell’inquietudine di Pessoa

Pessoa

“Quando un pensiero ti domina lo ritrovi espresso dappertutto, lo annusi perfino nel vento” Avevo scritto questa frase sulla mia Smemoranda, ai tempi del liceo, come si usava fare con le belle citazioni. Adolescenti presi dagli amori non corrisposti, dalle baruffe con gli amici, dai rapporti in fieri con i genitori. Ognuno convinto di avere il futuro in ginocchio davanti a infinite possibilità, egotismo ingenuo allo stato puro. Tutto ruotava intorno a noi, o così credevamo. Chiusi nelle nostre camerette e tutto il mondo fuori. E quei pensieri fissi che non davano pace. Così, anche se leggo, mi sembra di ritrovare tracce virulente tra le righe. Ma non solo, ché l’adolescenza è finita da un pezzo e ho accumulato altro, vivendo. Non posso scrivere una recensione: Il Libro dell’Inquietudine di Fernando Pessoa diventa un diario, diventa il mio specchio e mi scava dentro. Sarà per questo che mi è tornata in mente la citazione di Thomas Mann, chiusa come sono nel mio appartamento e tutto il mondo – devastato –  fuori. E pochi pensieri che …

Paesaggi (dal finestrino) dal mattino del mondo

Paesaggi (dal finestrino) dal mattino del mondo

La mia quarantena è iniziata durante un viaggio in macchina dal Colorado al Texas, attraverso i paesaggi deserti del New Mexico, dove tutto scompare. Da quel momento, mentre la radio era un richiamo alla civiltà e al social distancing e ogni piano sarebbe cambiato, non sapevo che il vero viaggio doveva ancora iniziare, e più di duemila chilometri dopo sarebbe finito all’aeroporto JFK di New York. “L’ologramma è simile al fantasma, è un sogno tridimensionale, e si può entrarvi come in un sogno. Tutto dipende dall’esistenza del raggio luminoso che porta le cose; se viene interrotto, tutti gli effetti si disperdono, e anche la realtà. Ora, si ha proprio l’impressione che l’America sia fatta di una commutazione fantastica di elementi simili, e che tutto dipenda unicamente da quel raggio di luce, quel fascio laser che fruga sotto i nostri occhi la realtà americana.  Lo spettrale, qui, non è il fantomatico o la danza degli spettri, è lo spettro di dispersione della luce.” ― Jean Baudrillard, America Paesaggi (dal finestrino) dal mattino del mondo, di Giulia …

Fantasmi

Fantasmi

In fondo, siamo tutti un po’ fantasmi. Fantasmi spaventosi e spaventati, catapultati più o meno violentemente dentro un mondo estraneo, che a volte fa paura. Emarginati, soli, additati e incolpati delle azioni più abominevoli, di errori imperdonabili. Mostri. Diversi. Strani. In noi ataviche colpe, macchie indelebili. Questo è il nero che occupa una parte del cuore di ciascuno, lo spettro di essere un errore. Tuttavia senza il nero delle lacrime più buie il bianco di un sorriso non avrebbe colore, non avrebbe significato. Lo yin e lo yang, l’eternità della gioia e del dolore, del bene e del male che ognuno di noi custodisce. Come l’arco e la lira di Eraclìto, la morte e la musica, la morte e la vita. di Ludovica Cianciosi

Il primo uomo

Germana Stella

Mi domando come deve essersi sentito il primo uomo che, nell’entrare in contatto con un altro uomo, ha sentito l’energia che si scatena tra le anime.  Non tutti ci riescono, ma chi sa di cosa parlo capirà.  Anime che non necessariamente devono condividere esperienze importanti, o una intera vita.  Semplicemente due persone che anche solo stando accanto, attraverso un contatto, si sentono bene, e grate.  Col tempo avranno imparato a distinguere l’affetto, la passione, l’amore, l’istinto,  Immagino.  Hanno capito che probabilmente non c’è niente di più bello del riempire i vuoti, i silenzi, la solitudine,  nonostante il fascino di tutto ciò che ho appena elencato.  Ma non riesco ad immaginare come, e quando, esattamente, i cuori di queste persone sono diventati tanto aridi,  Così da allontanare gli altri, preferendo mantenere le distanze,  Isolandosi Alienandosi  Spegnendo quell’energia che, chissà, forse faceva girare il mondo dal verso giusto.  All’inizio della quarantena ho pensato che finalmente la gente mi sarebbe stata lontana, non mi avrebbe toccata parlandomi,  Niente baci e abbracci salutandomi,  Niente, finalmente, pensavo.  Ma poi, oggi …

La signora Franca

La signora Franca

Affinché, quando tutto questo finirà, questa nostra terra sia un posto migliore. 
 A partire da questo nostro condominio. 15 marzo «Com’è là fuori?», mi chiede ogni giorno la signora Franca del quinto piano. Mi telefona la mattina. Per non disturbarmi chiama alle 9. Vado a prenderle il giornale, Il Resto del Carlino. Arrivo davanti alla sua porta, lascio il giornale e scambiamo quattro parole, sempre le stesse, separati da un’inferriata che un tempo proteggeva la sua casa da ingressi non desiderati e che oggi sembra un divisore tra lei e il mondo. «Com’è là fuori?», mi chiede di nuovo, «è triste?».Ricaccio dentro le lacrime. «È bellissimo, signora, è sempre bellissimo». Lo sappiamo entrambi che quella che le dico ogni giorno è solo la metà di una verità. Ma ci basta. Mi guarda, sorride, poi lancia un bacio, ogni giorno con la stessa gioia, la mano protesa verso di me. In mezzo la stessa inferriata che, per precauzione o pigrizia, resta chiusa. «Ti chiamo domani» dice prima che io vada. 
So già le domande che …

#westayathome

#westayathome

Con #westayathome abbiamo cercato di condividere i nostri primi giorni di quarantena in modo leggero e colorato. Per dimostrare che può anche essere divertente stare a casa con i propri cari creando qualcosa di artistico, in questo momento difficile. di Ana Tutunović e Stefano Federici