All posts filed under: Letteratura

Orsetti

Orsetti

Ho alzato gli occhi verso i terrazzini impilati sulla facciata del palazzo che ingloba il supermercato. Al primo piano, dove il sole batteva senza pietà, c’era questa ragazza abbarbicata su una sedia di legno. Aveva le ginocchia, più che incrociate, articolatamente incastrate tra loro, la testa piegata sullo schienale e un braccio che penzolava, trasmettendo un imbattibile senso di organica desolazione, come se, dopo aver portato fuori i quaderni e i libri, animata da un sincero spirito combattivo, avesse smesso di chiedersi il perché delle cose, a partire dalla sua stessa posizione innaturale. Indossava una felpa con stampe di orsetti che le lasciava scoperta la pancia e, a un tratto, qualcosa deve averla convinta a rientrare in casa, perché ha risolutamente afferrato tutto, libri e quaderni, ed è scomparsa dietro la tapparella alzata a metà. A quel punto, dopo un’ora di fila – una fila da me inizialmente interpretata in maniera ingannevole come affrontabile – avevo finalmente conquistato la prima posizione, di fronte alle porte scorrevoli del supermercato. Un magazziniere è uscito e mi ha …

I giorni

giorni

In questi giorni in camera mia fluttuano canzoni che stimolano la mente a rimanere tra le nuvole. Immagino questo spazio mentale ritagliato come un lembo della carta da parati della mia stanza che ho sollevato, dietro il quale si scopre una finestra che appaga il mio desiderio di escapismo.  Qualche giorno fa dalla stessa finestra è trapelata una consapevolezza spaventosa. L’ho guardata al contrario mentre ero distesa sul letto. Dopo che le reti televisive erano tornate unificate per trasmettere il messaggio del Presidente del Consiglio che chiamava questa cosa “pandemia”. L’ho guardata ed era un disegno fatto a matita coi chiaroscuri molto calcati. Ho avuto paura, ma non paura di essere contagiata, paura delle scatole dentro le quali mi trovo rinchiusa, del fatto che il mio microcosmo emozionale in tempesta è ora contenuto dentro un macrocosmo in tempesta e più collettivo. Non so quanto siano sagge le priorità delle mie paure, ma da questi due occhi che sono il confine tra me ed il mondo non posso che vedere a modo mio e potrei anche …

Venti metri pt2: Le cinque di mattina

cinque di mattina

Ok, svegliarsi alle cinque di mattina non è una grande idea. Specie se ti metti a rimuginare sulla treccia chilometrica che il tuo EX parrucchiere ti ha tranciato nel ‘98. Sì esatto, quando gli avevi detto “spunta due millimetri”. O su quella volta che, non sai ancora come, ti sei materializzata nei bagni dell’università a fare cose con Teodoro Cinquepalle per poi finire dallo psichiatra. E dal ginecologo. O ancora, su quando uscirai di casa per testare la funzionalità delle tue gambe, la capacità di stare al sole come testimonianza di non essere diventato un vampiro e di socializzare con cose che non siano bottiglie di cherry, saponi di Marsiglia e piante carnivore. Il fatto è che non ho deciso volontariamente di svegliarmi alle cinque. Prima di andare a dormire, ho lasciato le tende aperte. Volevo guardare il cielo mentre ero a letto. L’ho trovata un’accortezza rilassante, coi pensieri che rimbalzavano di qua e di là e la speranza che il mio uomo misterioso si affacciasse al suo balcone e mi cogliesse avvolta da un’aura …

Solo Guido sa

Guido

Sono giorni che scrivo tanto. Pezzi, post social, mail, messaggi, liste della spesa. Ho addirittura creato un profilo Instagram di quel demone di Jack, il mio gatto. Stando tutto il santo giorno in casa ho tempo per riflettere, sclerare, ascoltare musica, isolarmi anche nell’isolamento generale e tante altre cose che non sto neanche a elencare. Stamattina scorrevo Instagram (dal mio profilo, eh) e mi sono imbattuta in una delle stories di Guido. “Ma Guido chi?”, mi dirai tu. “Guido”, ti rispondo io. Insomma, stai buono e ascolta lo sproloquio. La storia di Guido era una di quelle della serie “on a scale of *nome personaggio* how do you feel today?” Allora ti starai chiedendo chi fosse questo personaggio.  Giuseppe Conte?  Mulan? Jack Nicholson?  Michelle Hunziker?  Elena Ferrante? No, nessuno tra questi. Vabbè, fai pena a indovinare. Era Elettra Lamborghini. Ora, non è un mistero che io adori la nipotina prodigio di Ferruccio. Non per le sue abilità canore, per carità. Più che altro per quella leggerezza che è alla base della sua vita. “E certo,” …

I piedi a terra

piedi per terra

Le parole, tutte, mi sembrano irrispettose. Il Dolore non si descrive, non si canta, non si analizza. Il Dolore non ci appartiene, se non di riflesso. E il riflesso non è il Dolore, che è intimo, solitario, di chi ci affoga dentro. Ed è per questo che chiedo scusa se ancora scrivo, al sicuro, sotto il mio caldo plaid, lontano da tutto. Ma le parole, le parole scritte sono quello che ancora mi tiene inchiodata alla terra. Dalle mie parti si dice che chi sta per andarsene, dal letto di morte, cerca disperatamente di poggiare di nuovo i piedi a terra, letteralmente intendo. Cerca, con quel gesto, di salutare per sempre la vita. Un ultimo contatto. L’addio. Le parole scritte mi tengono ben salda, non oso sollevarli i piedi. Resto in piedi non per un addio, ma per non pensare nemmeno di poterlo dare. Se scrivo non è per cantare o per fare poesia, non è per la noia dei pomeriggi troppo lunghi o per cinica empatia.  Scrivo per me, per restare ancora qui. Se …

Tra altri danzatori

danzatori

Puoi riconoscere un danzatore dal modo in cui si muove, dal modo in cui i suoi muscoli si contraggono e le sue mani canalizzano l’energia e la esternano. I danzatori hanno un’espressione che volteggia tra gli occhi e la bocca, mai stanca, mai cristallizzata in una muta maschera di terracotta. Tu, forse non mi vedrai mai sotto le luci teatrali. Non mi assaporerai nel mettere in scena la verità su di me sotto la maschera da interprete. Non mi riconoscerai tra altri danzatori. Potrai solo continuare a riconoscermi tra la folla, per il mio sguardo, il mio sorriso, il modo in cui i miei capelli vengono travolti dal vento della metropolitana o dal vento freddo di Dublino. Certo, potremo ballare insieme in mezzo a un prato, su una spiaggia, sotto la pioggia, il sole, l’arcobaleno. Certo, ora non mi resta che ballare nei pochi metri quadri della mia stanza, ad occhi chiusi, tra cornici sparse per terra senza chiodi a cui appenderle, senza persone che trovino in esse un proprio passato, un futuro non vissuto …

La diga di Selene

diga

“Usa questa quarantena per trovare il tuo blocco.” Ma grazie dottoressa!  Come se bastasse una clausura per abbattere la diga. Ciao sono Selene e ho una diga emotiva. Immaginate un enorme bacino che raccoglie tutte le emozioni esagerate che altrimenti vi trascinerebbero come una cascata; il mio cervello convoglia tutto lì e io posso vivere una vita equilibrata e serena. Troppo doloroso: fa nulla, ho la diga. Questo è troppo intenso: mi spiace ho la diga. Morte di un padre: è filtrata con la diga. Incidente in statale: non lo ricordo più, ho la diga. Madre bipolare: c’è la diga, ora no, ora sì, ora no, ora sì. Sembra un superpotere sapersi proteggere dagli eccessi emozionali. Soprattutto quando sei protetto da shock tremendi come questi. La diga mi protegge, mi tiene al sicuro. Il cinque marzo mi sono laureata; 103/110 è un ottimo voto per chi credeva tutto perduto. Iniziavano i primi segni di chiusura per il virus. Non c’erano amici o parenti in abbondanza ma c’era la mamma, l’amore, e uno zio. Un traguardo …

Smart-working

smart-working

In pratica la farsa dello smart working è andata così, che se n’è parlato e se n’è parlato e se n’è parlato e quando il mood degli italiani è passato, in una notte, da #milanononsiferma alle leggi fascistissime, anche da noi si è detto e smart working sia.  Tuttavia, per chi lavora in azienda, tutto il giorno al pc su internet, non è scontato avere pc e fibra anche a casa. Tra l’altro se sei disposto a farti carico dei costi della fibra in vista dell’emergenza, non è che te la installano alla velocità in cui il governo fa una query sul sentiment su Facebook. Così, chi non è attrezzato per lavorare a casa si reca in ufficio. Compresa io. A casa ho la connessione, un mac e pure la stampante. Ma sono la mamma single di due figli alle superiori, e ancora non realizzo che la presunta scuola digitale è in realtà molto analogica. Ancora immagino che a un certo punto qualcuno avvierà le millantate videolezioni (invece arriveranno circa un mese dopo seguite a …

Atto d’artista ai tempi del Covid-19

atto

Riportiamo le parole di Matteo Piacenti, il giovane fotografo romano autore di Atto d’artista ai tempi del Covid-19, un progetto che ha subito catturato la nostra attenzione per la grande sensibilità che mostra: In questo periodo storico in cui il Covid-19 ha immobilizzato il nostro paese, è compito anche degli artisti di contribuire a rianimare la società. Nel nostro caso quello che è considerato fin da tempi passati il più strabiliante museo a cielo aperto, che è l’Italia tutta. Ed è quello che ho cercato di fare con Atto d’artista ai tempi del Covid-19. Ho scritto umilmente due pensieri: uno pre e l’altro post epidemia su semplici fogli di carta assemblati a modo di fascicolo. L’arte può essere una risorsa fondamentale anche quando l’economia subisce un calo come quello a cui stiamo assistendo. Soprattutto quando l’arte va in secondo piano per ovvie emergenze come la pandemia che in questo periodo ha invaso la nostra penisola. Spero che questo mio intervento sia di gradimento, perché sapere di fare del bene è qualcosa di inscrivibile. Matteo Piacenti