All posts filed under: Letteratura

George Saunders, Pastoralia e il coraggio di riscattarsi

Riuscire ad imporsi, quando non si ha la benché minima idea di come si faccia, può risultare estremamente impegnativo. Per di più l’ostacolo da abbattere è una sorella che non si riesce a mettere fuori di casa, dandole una valida motivazione che la porti oltre la porta di ingresso una volta per tutte. Sembrerebbe un gioco da ragazzi. Farsi prendere dalla rabbia e urlare a squarciagola come un matto fino a che il desiderio non prende la giusta forma, eppure ci sono momenti in cui non si è in grado di fare nulla del genere. L’unica salvezza che sembra profilarsi è quella di restare inerme e far finta di star bene quando invece non c’è alcun valido motivo. Questa è la storia che salta fuori da Winky, racconto di George Saunders contenuto nella celeberrima raccolta Pastoralia, pubblicata in Italia prima da Einaudi nel 2001, con la traduzione di Cristiana Mennella, e poi riedita da Minimum Fax nel 2014. La traduzione è rimasta invariata. Winky è una sorella che, nonostante le circostanze, vive ancora con suo fratello Neil. …

Everyman: la morte di un uomo qualunque

La morte è uno di quei temi che rappresenta tutta la delicatezza davanti alla cui manifestazione non sappiamo reagire. Negli anni l’uomo ha creato diverse opportunità per porre rimedio alla fine ultima per antonomasia — l’arte e la religione in primis. Tendenzialmente siamo portati ad allontanare più che mai questo evento che, in un modo o nell’altro, ci colpirà. Prende vita una battaglia tra conscio e inconscio, tra fermezza e fuga oltre le mura della vita, mettendo a nudo — in alcuni casi — un certo egoismo che non smette di contraddistinguerci. Quel che importa è come fuorviare le menti dalla fine. Niente e nessuno potrà mai venirne fuori senza aver prima messo a repentaglio le ossa che sorreggono la materia mortale. Temiamo la decomposizione dei corpi prima ancora che delle menti. L’intera letteratura è satura di questo sentimento di disagio. La morte si affaccia, anche lì dove non sembra, e fa il suo gioco attraverso le paure che gli scrittori scelgono di raccontare. In un modo o nell’altro diventa l’ingrediente principale di una scatola che racchiude una storia, facendola divenire a …

New York, I love you but you’re bringing me down

A volte nella vita ci sono delle coincidenze che s’incatenano e danno vita a situazioni che non avresti mai immaginato, oppure ti fanno incontrare gente che non avresti mai pensato di conoscere, o ancora capita che il tuo relatore sbagli il titolo del libro che ti ha consigliato di inserire nella tua tesi di laurea. È così che sono venuta a conoscenza di Manhattan Transfer di quel gran genio di John Dos Passos. Per essere un libro del 1925, dire che è avanti è riduttivo. In quel periodo, i libri di letteratura inglese lo insegnano a gran voce, il Modernismo era la corrente protagonista della scena letteraria. Si tratta comunque dei primi decenni del nuovo secolo. Il grande Novecento era cominciato con quel grande lavoro tutto filosofico e per nulla scientifico che è L’interpretazione dei sogni di Freud. Le certezze del pomposo secolo precedente, tra la caduta dell’Impero asburgico e la fine dell’età vittoriana con la morte dell’omonima regina nel 1901, erano crollate come un castello di sabbia e avevano lasciato solo un gran cumulo di polvere e molta …

Meno di Zero e il cinema

Questi sono i giorni di Leonardo DiCaprio. Dopo l’ennesima nomination è riuscito ad aggiudicarsi l’Oscar come miglior attore protagonista. Tutti i suoi fans sono in subbuglio, i meme disperati sono stati sostituiti da gif che ritraggono l’attore in momenti decisivi della sua intera produzione. Il cinema è passato automaticamente in secondo piano: la vittoria di DiCaprio era qualcosa che non si poteva più rimandare. Andava celebrata. Avrebbe potuto anche far parte di uno di quei film malriusciti — tutti gli attori e i registi ne hanno almeno uno nella loro lista — ma l’Oscar andava dato a lui, con buona pace del suo discorso sull’ambiente da molti ignorato — per non parlare del film The Revenant. Negli stessi giorni in cui impazziva la febbre del premio Oscar ho letto Meno di zero di Bret Easton Ellis tradotto da Marisa Caramella — in questa edizione Einaudi, lo dico a malincuore, manca l’introduzione di Fernanda Pivano –. So benissimo che può sembrare — quello tra DiCaprio e Meno di zero — un parallelo alquanto azzardato, ma in entrambi i casi avverto la presenza di un cinema che non vuole affatto smettere di parlare. …

Ho passato la vigilia di Natale con Carver

Ognuno di noi ha un approccio diverso nei confronti dell’arte. E’ un po’ lo stesso rapporto che abbiamo col cibo. Conosco gente che definirei bulimica rispetto all’arte. Ne inghiottono così tanta quasi da star male. E dopo, irrimediabilmente, si ficcano due dita in gola e la vomitano tutta. Poi ci sono gli anoressici: dosano le razioni accuratamente. Ho sentito dire in un telefilm «papà contava i cereali che metteva nel latte». Sì, calcolare le razioni è proprio un tratto distintivo di chi vuole tenere sotto controllo delle cose in modo ossessivo. Ma si può parlare di disturbi simili a quelli alimentari per quanto riguarda l’arte? Mi viene in mente una consuetudine condivisa da molti, me compresa. Quando sento diverse persone tessere le lodi di un’artista — non me ne vogliate — mi risulta molto facile che quest’ultimo mi stia terribilmente antipatico. È successo con uno scrittore che poi ho rimpianto di aver scoperto così tardi nella mia vita: Raymond Carver. Tutte le volte in cui ho letto commenti fin troppo positivi da parte di gente sparsa per il mondo — «oh, è così carveriano!» — ho pensato …

Phil, dove sei finito?

Una delle domande che amo pormi è: può uno scrittore rimanere rinchiuso in un personaggio da lui costruito? Certo, la veridicità della risposta è molto relativa. Siamo lettori che aspettano con foga il passo falso dello scrittore amato, lo stesso che nelle pagine dei suoi libri ci guida verso qualcosa di profondo, di inaspettato, e ci consegna prontamente una narrazione viva e allo stesso tempo impossibile da prevenire. Il personaggio entra in scena. Il sipario percorre gli ultimi centimetri che lo separano dalla fine del binario. La platea, dopo un’attesa a dir poco trepidante, è finalmente presa da quel che accede sul palco. Tutti hanno gli occhi fissi sul protagonista. Lo osservano, lo spogliano, lo studiano nei minimi particolari, cercando di cogliere l’attimo in cui egli si priva di tutte le congetture che gli competono. La maestria del povero e indifeso uomo è al suo apice. Il crollo tanto atteso viene rimandato al prossimo spettacolo — ammesso che ci sarà. Prima e dopo la sua prestazione, il protagonista è solo. Nuota nella solitudine più profonda alla ricerca …

Promised Land: Gus Van Sant, Dave Eggers e Wendell Berry

Arriva un momento, nella vita di tutti, in cui si presenta dal nulla un legame incredibile con quello che hai sempre maledetto. Un oggetto, una casa, un città. Il sentimento si rafforza giorno dopo giorno e la realtà cambia drasticamente. Si avvia una lotta continua nel segno del giusto riconoscimento, affidando un valore sempre rincorso da quella bicicletta che hai odiato sin da quando eri bambino perché non aveva il cambio Shimano. Pur essendo in uno stato decadente, prende il via un processo di rivalutazione, con tanto di cura nei particolari. Rivernici il telaio, cambi le ruote e sistemi un nuovo impianto frenante. Quella che vedi davanti ai tuoi occhi è la bicicletta che era di tuo nonno finalmente messa in sesto. È rimasta abbandonata per un sacco di anni, poi è scattato qualcosa. Nella tua mente si ripropongono le parole a cui non avevi mai dato ascolto, fino al giorno in cui hai capito che quella bicicletta era minacciata da qualcosa di inaspettato. Ti è bastato vederla lì posata sul muro della cantina per …

Let’s call the whole thing translation — Intervista a Marco Rossari

Quando leggete (un libro a caso) La Certosa di Parma e riflettete sulla storia, sulla forza dei personaggi, sulle loro azioni e parole, chi state davvero giudicando? Sono ormai sette anni che studio teorie di traduzione e da poco ho cominciato a metterle in pratica, riscontrandole nei testi che umilmente traduco. Tra le diverse pippe mentali che mi faccio dato il mio interesse per la traduzione — e come me tanti altri che se ne occupano — penso ai meriti, alle colpe, allo scrittore, al traduttore, all’editore e a tante altre spinose faccende. Insomma, mi pongo un sacco di problemi, sbattendo poi il muso sempre contro il solito muro: posso ancora accettare il binomio traduttore-traditore? Chi bisogna preservare nella traduzione? E’ giusto che un contesto culturale venga lasciato nel suo involucro o il traduttore italiano può permettersi il lusso di tradurre lo slang americano col dialetto romano? Io la metto sul piano della libertà e i puristi sicuramente storceranno il naso, facendosi difensori della fazione “parola per parola”. Ma esiste davvero un modo giusto per tradurre? Di tutti questi miei personalissimi quesiti …

Paolo Cognetti e il magnifico star fermi

Ci sono momenti in cui la disperazione prende il sopravvento. Vivere un disagio disorienta chi non riesce a venirne a capo, e quando ormai ci si vede di spalle al muro non resta che alzare la bandiera bianca. Al contrario di coloro che si arrendono di fronte alle difficoltà, qualcuno invece decide di affrontare il problema prendendolo di petto, vincendo le proprie paure una volta entrati in gioco. Non battono mai in ritirata, e se non dovessero riuscire nell’impresa decidono di restare attraccati ad uno di quei moli che più marci non esistono. Con tutte le buone volontà del caso si sceglie di convivere con il problema, imparando a conoscerlo nei minimi dettagli, senza mai coglierlo alla sprovvista. Leggendo i racconti di Paolo Cognetti contenuti in Manuale per giovani ragazze di successo, pubblicato da Minimum Fax, si può notare come l’indifferenza alla disperazione regna sovrana. Non c’è una vera e propria risposta ad essa. Nessuno di loro vive la propria vita all’insegna del cambiamento. Anzi, quel poco che percepiamo è figlio di una scelta ben ponderata già in precedenza. …

Troppo piccolo per correre, di Merritt Tierce

Troppo piccolo per correre è un racconto di Merritt Tierce, scrittrice uscita da poco in Italia con il romanzo Carne viva per Edizioni Surtradotto da Martina Testa. Il racconto è apparso sul magazine PANKnel dicembre del 2010. Di seguito trovate una traduzione di Mariateresa Pazienza. K sta per Kavanagh e Kay, che sono rispettivamente il nome e il cognome del mio ultimo amico offline. Anche mia nonna, che ebbe due figli prima dell’invenzione del transistor, ha un account AOL¹. Mia zia deve controllare le e-mail della nonna perché ha 85 anni e, nonostante cammini col bastone e si muova ancora con la sua Buick LeSabre per andare in chiesa, non riceve tutto lo spam che invece ci ritroviamo noi che siamo sempre connessi, che sappiamo di non dover rispondere. Kay paga le sue bollette con un francobollo e fa dei viaggi in macchina con un atlante di Rand McNally del ’92 comprato per un quarto di dollaro a una vendita di oggetti usati nel ’99. A volte non so dove sia, altre volte è con me. Ecco perché gli voglio bene. Io …