Gli artisti, di qualsiasi categoria facciano parte, creano un personaggio. Pensate a gente del calibro di Bowie, Wharol, Capote. C’è un fulcro, una base d’appoggio attorno alla quale ruotano diversi altri aspetti e caratteristiche peculiari. Quelli che ti fanno affermare la grandezza di un personaggio pubblico.
Poi ci sono altri tipi di personaggi, che mutano in modo camaleontico, sfruttando l’onda di una linea generale, o creandone una tutta loro. Pensate a Lady Gaga. Lei è l’esempio più immediato che abbiamo di trasformismo nel mondo della musica. Tant’è che Miss Germanotta ha creato un alter ego maschile, Jo Calderone, sotto le cui spoglie si è presentata ai VMA nel 2011.
Uno dei personaggi camaleontici che preferisco è Lana Del Rey, all’anagrafe Elizabeth Woolridge Grant. Le sue prime apparizioni in televisive, parliamo del 2012, sono impacciate, timide e se da un lato inteneriscono lo spettatore empatico, dall’altro permettono ai più critici di dire: “Ma chi è questa tardona?” Se non fosse che Lana già in quel caso stava interpretando il suo (neanche primo) personaggio. Se scavate nelle profondità dell’archivio di Youtube ritrovate video auto-prodotti da Lana Del Rey (all’epoca Lizzy Grant) in cui aleggia il fascino del vecchio cinema hollywoodiano, mischiato a immagini tratte da capolavori animati come Fantasia e riprese in cui compare la stessa Grant dalla chioma platino e lo sguardo da sweetheart.
Il primo album, Lana Del Rey aka Lizzy Grant, è un lavoro pubblicato e poi ritirato abbastanza in fretta e risente di eco pop alla Britney Spears, ma anche di motivi che ricordano vagamente Nancy Sinatra. Non a caso lo stile che contraddistingue in alcuni casi la musica di Lana è un ibrido tra Nancy Sinatra e l’hip hop gangsta. Questo album passa totalmente inosservato nel suo anno di uscita. Si tratta del 2010.
Cosa succede nei due anni che intercorrono tra il primo album e il secondo? Sicuramente c’è un cambiamento radicale dell’immagine di Lizzy, che nel frattempo è diventata Lana Del Rey a tutti gli effetti. Il cambiamento, visibile dalle prime plastiche facciali, non è solo a livello fisico. Insieme al volto, cambia anche la musica. Diventa molto più iconica, Lana muta anche timbro di voce, più solenne, a tratti anche triste e trascinato. Nasce la meravigliosa icona della sad girl. Le ragazze in tutto il mondo vedono Lana come un modello, come qualcuno che attraverso la sua musica esprime il disagio della generazione di mezzo inclusa tra i venti e i trent’anni. Non mancano nella nuova Lana Del Rey tratti che strizzano l’occhio ai cosiddetti daddies e che non disdegnano la piccola criminalità.
Passano altri due anni, siamo nel 2014, anno di uscita di Ultraviolence, a mio avviso vero capolavoro di Lana Del Rey. Il cambiamento stavolta, più che vedersi, si sente. Nella produzione dell’album c’è Dan Auerbach dei Black Keys e le influenze psichedeliche fanno da padrone in questo lavoro della Del Rey. La componente iconica è nettamente diminuita e viene sorpassata dalla notevole qualità musicale della band che accompagna la sempre splendida voce di Lana che per l’occasione stravolge ancora il suo viso con l’ennesima rinoplastica e una lunga e folta chioma castana. Sembra che Lana in questo momento della sua vita, mentre si sbarazza del suo fidanzato Barry e si avvicina al fotografo Francesco Carrozzini, diventi più morbida e calma. Sarà che arrivati sotto ai trent’anni le scelte sono poche, -impazzire o calmarsi- oppure l’immagine che ha scelto di dare di sé è semplicemente quella più consona alla sua musica. Fatto sta che qualitativamente parlando Ultraviolence è uno di quegli album che ancora oggi riascolto senza batter ciglio.
Veniamo allo scorso anno, il 2015. Ma prima una curiosità: il nome Lana Del Rey è stato scelto dalla stessa Elizabeth Grant perché mentre si pronuncia ricorda il mare e il suono delle onde che s’infrangono contro la riva delle spiagge californiane, da sempre sfondo preferito di Lana. Il nuovo ed ultimo album, Honeymoon, risuona come l’ammaliante canto di una sirena dalla prima all’ultima traccia. L’influenza dell’elemento acquatico si percepisce anche negli ultimi video: High By The Beach e Music To Watch Boys To per primi.
Oggi Lana ha rilasciato il video di Freak, terzo singolo tratto da Honeymoon, e vede la partecipazione di Father John Misty. La notizia è stata una sorpresa per i fan di entrambi gli artisti. Il video è un trip continuo che si protrae per oltre dieci minuti e l’elemento dell’acqua ritorna in modo del tutto naturale, come se Lana non potesse assolutamente farne a meno. Sarebbe bello vedere un duetto di Lana e Josh in Nothing Good Ever Happens To The Goddamn Thirsty Crow, brano di Misty tratto dal suo ultimo album (I love you, Honeybear) che ho subito sentito cucito addosso allo stile camaleontico e ammaliante di Lana Del Rey, un’artista che sa districarsi tra il suo continuo bisogno di cambiare sé stessa e il miglioramento artistico che mostra col passare del tempo.