È quasi notte e piove. Piove sempre in questa città grigia che non è la mia. E ho sbagliato scarpe, me ne accorgo solo adesso che sento l’umidità salirmi su per tutto il corpo. Aspetto il tram, l’ultima corsa. Una serata fuori, con le solite persone, con le scarpe sbagliate e piove. Mentre aspetto mi accendo una sigaretta, che a quest’ora è sempre l’ultima rimasta nel pacchetto. Osservo le goccioline d’acqua scendere sul plexiglas della pensilina, su una pubblicità sbiadita di non so che cosa e su una scritta lasciata da qualcuno, che si intravede appena, il silenzio c’è. Sorrido, è come “Dio c’è”, penso.
Ecco arriva il tram, mi piove sulla testa quando salgo, l’autista borbotta qualcosa su questo tempo “che non perdona”, annuisco e mi siedo. Tram vuoto e autista assonnato.
Qualche fermata dopo, sale un altro viaggiatore, in questa notte grigia e senza scampo. Resta in piedi, il Viaggiatore, e incrociamo lo sguardo, inevitabilmente. Lui ha gli occhi grigi, mi sembrano grigi, in questa notte infinita e senza colore. È un attimo, solo un interminabile momento. Dopo lui resta a fissare i finestrini appannati ed io invece guardo lui. E non lo so cosa vedo in quegli occhi sconfinati, che mi rimandano a qualcosa. O a qualcuno, che ho perso nel tempo, da tempo. E non ricordo, e vorrei chiederlo a lui. Se anche lui ricorda, se ci siamo già visti, se anche lui ha riconosciuto i miei occhi.
I finestrini opachi e la pioggia e questa notte che si allunga negli anni passati.
Il tram si ferma, l’autista ci guarda di sottecchi nello specchietto, si aprono le porte, il Viaggiatore scende, lo sguardo basso.
Per un attimo, solo per un attimo, penso che vorrei seguirlo. Ma è notte, piove e ho le scarpe sbagliate. E non sono sicura di niente.
Prima che il tram riparta, mi allungo la manica sul palmo e pulisco il finestrino, mi creo un varco per guardarlo di nuovo, lui con gli occhi grigi in questa notte grigia.
Ed è lì che mi guarda andare via, fermo sul marciapiedi a prendere acqua.
All’improvviso sento il vuoto, la perdita, l’assenza.
E sento il Silenzio, che c’è.
Simona V.