Esce oggi nelle librerie Roth scatenato. Uno scrittore e i suoi libri per Einaudi (traduzione di Anna Rusconi, pp. 424). Claudia Roth Pierpont, l’autrice di questa biografia sul grande scrittore americano, ha deciso di racchiudere in questo testo il resoconto di un’amicizia decennale con lo stesso Philip Roth — non preoccupatevi, tra i due non c’è alcun grado di parentela.
Nota firma del giornalismo americano, nonché docente universitaria alla Columbia, l’autrice ha deciso di raccogliere in quest’opera le interviste, le conversazioni e i saggi, mirando alla costruzione di una storia ben solida dell’autore del famosissimo Complaint.
Una collaborazione tra i due che ha portato alla raccolta di dati, documenti e fatti realmente accaduti, che consentono di comprendere quanto la sfera privata di un’esistenza abbia influenzato quella letteraria di un uomo del suo spessore.
Tra i tanti dubbi che assalgono i lettori più affezionati a Philip Roth, ad oggi, questa pubblicazione risulta essere un raro gioiello da avere a tutti i costi tra gli scaffali della propria biblioteca, magari proprio nella sezione a lui dedicata — ammesso che qualcuno l’abbia mai creata.
Negli Stati Uniti è stata pubblicata nell’ottobre del 2013. Si, i soliti stacanovisti l’avranno già letta e fatto tesoro delle pagine preziose all’interno rilegate.
Chi meglio dello stesso Roth ha saputo mascherare la propria vita a suon di opere che l’hanno visto saltare da personaggi come Zuckerman a Kepesh, da Axler agli altri protagonisti indiscussi dei suoi romanzi?
Ogni volta che si pensa di aver capito chi è davvero lo scrittore di Newark, si è subito smentiti: leggendo i suoi romanzi, non facciamo in tempo ad avvicinarci all’autore che subito nell’opera successiva che decidiamo di leggere questo ci scappa dalle mani. L’avevamo in pugno, ma ci siamo lasciati ingannare. È uno scrittore viscido, ed è questa la sua particolarità. Conosce alla perfezione il metodo per sfuggire alle nostre prese.
Coloro che scelgono di non fermarsi mai, volteggiando in un valzer zeppo di intoppi di ogni genere, trovano nella letteratura la giusta collocazione. Scrivere, per loro, equivale al sentirsi sicuri in casa propria. E come si disturba certa gente?
In questo caso, la fuga di Philip Roth, tutto sommato, è contrassegnata da un preciso equilibrio tra finzione e realtà, come Marco Rossari ha affermato nello scambio di idee su Roth avuto con Giulio D’Antona — quest’ultimo, inoltre, ha avviato una sua personalissima ricerca dello scrittore americano negli States.
Infine, ritornando sempre alla discussione tra i due amici apparsa nella rubrica Americanish, Marco Rossari in chiusura dice: «Ricordati che se anche te lo trovi davanti, non puoi essere certo che sia lui».
Bene.
Chissà se, dopo la lettura di questa biografia, tutti noi avremo le idee un po’ più chiare.