“La conoscenza offerta da una donna fa di quella donna un mostro”.
È questo uno dei fulcri riassuntivi di ogni protagonista dei podcast di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, rispettivamente autrice e coordinatrice editoriale di Storielibere.fm. Podcast e successivamente libro che si intitolano “Morgana”.
Il fil rouge di tutte queste “storie di ragazze che tua madre non approverebbe”, come chiarisce il sottotitolo stesso dei podcast, è il ruolo e l’evoluzione che la figura della donna ha avuto nel corso dei tempi, abbracciando ogni ambito storico-culturale e mitologico della storia dell’umanità.
Sarebbe banale partire da Eva? Forse sì, eppure la conoscenza offerta dalla prima donna ad Adamo, sotto forma di mela del peccato, allunga i tentacoli della colpa fino ai nostri giorni.
Conoscenza che prende, a seconda della storia raccontata, le forme più disparate e demonizzate: la voce incantata delle sirene, l’intelligenza delle erudite degli anni ellenici, la modernità delle “streghe” medievali, la bellezza che diventa crimine, la voglia di riscatto tacciata come follia, il sesso come strumento di emancipazione.
Mezzi questi, rivendicati dalle donne come arma e scudo contro chi le ha volute cieche, mute e sorde.
Ma davvero queste sono storie che le nostre madri non approverebbero? I podcast, e di conseguenza il libro, prendono in esame figure femminili che hanno fatto la differenza, consapevolmente o meno, nella lotta alla misoginia nei confronti di “quelle che uscivano fuori dagli schemi”. Si nominano Ipazia, Margaret Atwood, le sorelle Brontë, Tonya Harding, Marina Abramović, Vivienne Westwood, Morgana, Moana Pozzi, Cher e molte altre. Tutte donne con un nocciolo duro in comune: la capacità rivendicata di raccontarsi e di raccontare.
Menzionavamo la conoscenza offerta da una donna, quella forza, quell’unicità che dipinge Eva come peccatrice, Morgana come prostituta, Ipazia come blasfema, Marina come pazza e tutte le altre streghe antiche e odierne, il cui unico trono possibile è un rogo di pensiero e di fatto. Ed ecco che queste donne diventano mostri da additare, da elevare a capro espiatorio, come monito per tutte le altre. Murgia e Tagliaferri raccolgono le vite di alcune di queste donne straordinarie come esempio sì, ma positivo, in una sorta di rivendicazione allo specchio che restituisce loro dignità e risonanza.
Uno su tutti: Ipazia di Alessandria, filosofa, scienziata e studiosa d’eccellenza, in un’epoca in cui le donne non avevano la possibilità di distinguersi. Fu assassinata, fatta a pezzi e bruciata da un gruppo di fanatici cristiani a causa della sua indipendenza e influenza. Per questo, divenne una martire pagana, la martire del libero pensiero.
La sua morte è certamente il simbolo di ciò che può succedere a quelle donne che, sfuggendo dai confini e dai limiti che la società e l’ignoranza impongono loro, osano ribellarsi. La cosa peggiore è la morte ma tra questa e la fama c’è un limbo nebbioso in cui vanno a finire tutte le altre.
Basti pensare a quanti di noi ricordano la prima donna ad aver preso un Nobel. O alla prima donna ad aver messo piede sulla luna. La prima ad aver vinto un Oscar per la regia? Risale solamente a dieci anni fa, assegnato a Kathryn Bigelow grazie al suo “The Hurt Locker”.
Alcune di loro hanno fatto la storia, in sordina ma anche a gran voce. Come non menzionare Anna Bolena? Checché se ne dica, grazie a lei abbiamo avuto Elisabetta I e tutto ciò che ne è derivato. Lo stesso potremmo dire di Elena di Troia, Artemisia Gentileschi, Giovanna D’Arco, Cleopatra, Mary Shelley, Frida Khalo, Eva Peron. Donne legate al destino dei loro uomini che però non ne sono state mai succubi, che hanno lasciato il loro marchio a fuoco sull’umanità essendo semplicemente loro stesse. Fedeli alla propria natura. Perché non si tratta di uomini e donne, di quello che uno o l’altra sono in grado di ottenere, ma di quello che gli viene riconosciuto.
Di loro ci ricordiamo. Ricordiamo la conoscenza che è filtrata attraverso i secoli, quella conoscenza che alcuni usano come arma per dipingerle in modo distorto. La domanda che nasce spontanea allora, grazie a Morgana, è: quando la conoscenza di cui siamo portatrici smetterà di diventare un’arma a doppio taglio?
I podcast e il libro ci aiutano forse a chiarirci le idee. La risposta, personalissima, non potrà mai essere univoca, come univoche non sono state le donne straordinarie della nostra storia.