Di recente ho provato l’irresistibile impulso di avvicinarmi al mondo della fotografia istantanea. Ho acquistato una Polaroid 636 (non è pubblicità occulta, vero?) e aspetto solo di averla tra le mani per cominciare a sperimentare. Le istantanee hanno un fascino completamente diverso dalla fotografia digitale. La sensazione che si prova nel sentire fisicamente la pellicola e ciò che viene scritto su con la luce, è quasi una magia. Pensate a quanto sia bello scattare una fotografia e vederla uscire direttamente dalla macchinetta. Guardare il risultato ottenuto su uno schermo digitale non è esattamente la stessa cosa.
Ho conosciuto il lavoro di Lobbiaz quasi per caso. Lui è un fotografo francese che predilige la fotografia analogica, ma utilizza anche il formato digitale. E’ poliglotta, scatta bellissime istantanee ed ha all’attivo diversi progetti — che potete ammirare e acquistare, se volete, sul suo sito. Ma a me non bastava, perciò presa dalla curiosità ho deciso di fargli alcune domande. Lobbiaz ha accettato di rispondere e ne è venuta fuori una bellissima chiacchierata — in videochiamata, su Facebook, in un martedì di fine ottobre
1 Ho l’impressione che la tua fotografia dica molto di ciò che sei nel profondo. Quando hai cominciato a scattare fotografie? E soprattutto, quando hai capito che per te era più di un hobby?
Ho cominciato presto a scattare fotografie quasi da bambino, intorno ai dodici anni. Quando sei bambino fai le cose perché ti piacciono. Non era allora una passione, ma ricordo benissimo che ogni volta che scattavo c’era un affetto particolare. Ho smesso per un periodo, ma verso i quindici anni ho ricominciato. In seguito o perso lezioni di fotografia. Studiavo Filosofia a Strasburgo e nel frattempo ho frequentato un corso di fotografia alla scuola di arti decorative. Lì ho capito che mi interessava la fotografia. Quando ho concluso l’università ho dovuto cercare un lavoro e dopo la nascita di mio figlio ho comprato la prima reflex digitale. Fino ad allora scattavo solo in analogico. In quel momento mi sono reso conto che era una cosa che facevo anche prima e che avevo dimenticato. Perciò ho ripresa a scattare, perché per me la fotografia rappresenta un legame tra la gioventù e l’età adulta. Dal 2009 ho deciso di mostrare i miei scatti perché ci sono tante cose brutte e belle da far vedere, cose di natura diversa, e mi sono chiesto: “perché non dovrei farlo anch’io?” Il vantaggio della rete è proprio questo, sei tu a decidere se vale la pena pubblicare ciò che produci.
2 Quando scatto fotografie mi piace associare un brano musicale. Come vedi l’incrocio tra espressioni artistiche? Che musica ascolti?
Ascolto musica soprattutto quando sono a casa, mentre studio, o mentre lavoro. La musica è sempre presente nella mia vita. Anche quando lavoro con la fotografia mi piace mettere su della musica. Ascolto Marylin Manson, mi piacciono tutti i suoi album. Quando lavoro al computer prediligo musica più violenta. Però ascolto anche musica classica, jazz, reggae. Un po’ di tutto, purché sia originale.
3 Quante macchine fotografiche possiedi? Sono più analogiche o digitali?
Ho almeno trenta macchine fotografiche. Se escludiamo due vecchie digitali, il resto sono tutte analogiche. Ho diverse Polaroid e reflex.
4 Di solito come avviene un tuo shooting? Hai già in mente un’immagine prima di scattare oppure ti affidi all’impulso?
Non ho mai un’immagine in mente, faccio sempre tutto all’improvviso. Non ho dei mezzi che mi permettono di pianificare i miei lavori. Inoltre non sono un professionista e quando scatto non lo faccio per soldi, ma per piacere. A volte scatto in casa, altre volte vado io dalla modella, oppure scatto in strada. Spesso la modella non l’ho mai vista prima, la incontro quando le scatto delle foto. Mi piace scattare in luoghi che non conosco, l’importante è che ci sia luce naturale.
5 Quanto è importante la luce nei tuoi scatti?
La luce è tutto. Fotografare vuol dire scrivere con la luce, perciò quando scatto la condizione essenziale è che ci sia luce. Quando parlo di luce mi riferisco alla luce naturale, ogni scatto è un modo per mostrare quello che vuoi dire con la luce, con la prospettiva e con il luogo che hai scelto. Nelle mie fotografie uso solo luce naturale. Non utilizzo mai luci artificiali o flash. Se osservi la fotografia di moda l’obiettivo è quello di scattare foto troppo chiare e nitide, in cui la luce artificiale rende tutto troppo finto. Ci sono diverse cose interessanti nel bianco e nero.
6 Trovo i tuoi progetti molto profondi, li definirei quasi un viaggio nelle emozioni umane. Tu come definiresti la tua fotografia?
Porto avanti diversi progetti, sia in digitale che in analogico, ma fondamentalmente la mia fotografia è simile al collezionismo. Dal mio sito si capisce che ci sono progetti diversi tra loro, come possono essere i ritratti, i nudi e le fotografie di luoghi diversi.
7 Che rapporto hai con la letteratura? C’è differenza per te tra una fotografia e un racconto?
La fotografia ti permette di esprimere diversi concetti solo attraverso un’immagine. Mentre in un racconto c’è bisogno di più impegno, bisogna scegliere con cura le parole da utilizzare e quindi c’è un margine d’errore più ampio. Quando scatti una foto la storia viene raccontata dal personaggio, se c’è, o da ciò che viene ritratto. Per quanto riguarda la letteratura l’ho studiata. Sia quella classica, sia quella moderna. La letteratura è importante, perché ti permette di comprendere la tua visione sulla società, sull’amore, sulla gente. Ti fa cambiare la tua idea sul mondo. Tutto questo fa parte di te e quando scatti una foto, anche se non te ne accorgi, è probabile che tu stia rappresentando un’idea filosofica o letteraria. In più quando scatto una foto porto sempre dentro di me le mie idee e anche se non ci penso ciò che sono viene trasferito sulla fotografia. MI piace dire che per me la fotografia è imparare a vedere quello che faccio e non fare quello che ho imparato a guardare. Io non faccio foto di moda e non la seguo neanche. Non scatterei mai una foto a una ragazza sullo sfondo bianco col flash, non è il genere di fotografia che mi interessa.
8 Quali sono i fotografi che ispirano il tuo lavoro?
Primo tra tutti Helmut Newton, nonostante sia un fotografo di moda. Ho appena comprato un meraviglioso libro di Jean François Latirgue, inoltre apprezzo molto Joseph Koudelka, e Depardon. In generale trovo foto che mi piacciono su internet. Infatti tra gli italiani trovo interessanti le foto di Andrea Tomas Prato, il suo lavoro è di grande ispirazione per me. Credo che la mia fotografia abbia molto in comune con la sua ed entrambi ci seguiamo e siamo intimi grazie alle nostre pratiche fotografiche.
9 Come capisci che il soggetto protagonista della tua fotografia sia quello giusto?
Sono tutti giusti. Quando scegli di fotografare qualcuno sai già che un soggetto è giusto. In più se hai voglia di essere ritratto va da sé che potresti essere un buon soggetto. Ognuno ha il suo personaggio, ci sono quelli interessanti e quelli che lo sono un po’ meno.
10 In Italia la scena fotografica è spaccata a metà: da un lato ci sono i fotografi professionisti, dall’altro gli amatori. Tra loro vedo una specie di lotta silenziosa, com’è la situazione in Francia? E soprattutto dove senti di poterti collocare nel mondo fotografico francese?
Sono decisamente un amatore, perché non scatto per soldi. Non scatto fotografie di moda, ne tanto meno lo faccio per soldi. Credo ci siano due tipi di mercato: da una parte quello ufficiale, dall’altra ce n’è uno completamente diverso. Nel primo colloco i fotografi di moda, matrimoni e sono quelli che io chiamo mainstream. Poi c’è un’altra categoria, quella a cui sento di appartenere, che definirei underground. In un sondaggio recente condotto in Francia sul lavoro, quasi il 70% ha risposto che il lavoro ideale sarebbe il fotografo. Ma il primo tipo di fotografia non è mosso da un’ispirazione artistica e quindi non mi interessa affatto. Anche in Francia c’è la stessa situazione italiana. Ma credo che sia la scena fotografica in generale a essere così. Dipende da te da che parte stare. Eppure ci sono fotografi professionisti che si comportano da amatori e viceversa amatori che cercano in tutti i modi di emulare i professionisti.