La dura legge del libro in spiaggia, una lunga storia fatta di bestseller che si inseguono tra le onde e i granelli di sabbia, sotto gli ombrelloni di attenti lettori che attendono — a piedi nudi sulla sabbia rovente — che il bagnino svogliato apra la sdraio a fasce gialle e verdi. Scelgono la migliore delle posizioni da assumere senza dimenticare di riproporre quella più consona al periodo e via, pagina dopo pagina, arrivare alla tanto agognata fine. Ma davvero esiste un ipotetico libro per l’estate? Davvero uno vale più dell’altro e merita di essere sfogliato in riva al mare? Romanticismo a parte, ho passato gli ultimi due giorni a cercare la risposta giusta a queste domande, indagando qua e là sul motivo per cui qualcuno considerato tra i grandi agitatori culturali di questo paese stabilisce qual è o meno il romanzo da portare con sé in spiaggia, insieme al telo e alla crema protettiva — o abbronzante, a seconda dei casi.
A questo punto credo sia necessario andare oltre la trilogia di E.L. James e i suoi strabilianti risultati ottenuti con le vendite — merito anche di una grande strategia di marketing mondiale. La Mondadori pre Mondazzoli ha potuto tirare avanti per altri semestri prima della fusione. Bompiani era a pieno titolo di Rizzoli. Eco era vivo e La Nave di Teseo non era ancora nei piani di Elisabetta Sgarbi e soci — tanto meno le loro assurde copertine.
Accantonata la questione delle Cinquanta Sfumature, quali sono allora i libri che arrivano dritti sulle spiagge tenendo occupati i lettori? Non molto lontano dal pericolo di un’insolazione, La scuola cattolica (Rizzoli) di Albinati, nonostante il recente Premio Strega, ha le sue motivazioni per restare al fresco di casa tra una libreria e l’altra. Al massimo si potrebbe utilizzarlo come zavorra a cui legare la corda dell’ombrellone nell’eventualità che il vento pomeridiano aumenti la sua velocità. In quel caso potreste prendere tranquillamente la tintarella, tenendo un occhio verso i figli del vicino e i loro castelli per nulla antisismici e un altro tra le pagine del libro. Eppure, mettendo da parte le nostre disquisizioni, Albinati è sulle spiagge, con tanto di selfie.
Altro titolo avvistato tra i bagnanti è quello de L’altro capo del filo (Sellerio) di Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano è l’equivalente di palette e secchiello che puntualmente ti trascini dietro pur sapendo che nessuno le utilizzerà — e sarai tu quello designato alla pulizia degli oggetti nel momento in cui si incrosteranno di sabbia. Sono oggetti che non possono mancare quando ci sono dei bambini nei paraggi. Li vedi sparsi qua e là, dimenticati dall’euforia a cui le ore passate a mollo in acqua danno vita. Non c’è alcuna motivazione per cui tenere fuori il commissario che sceglie di fare una nuotata in pieno inverno, per questo i gialli di Montalbano non possono mancare sotto l’ombrellone, pena la visione per un intero inverno delle puntate della serie tv firmata RAI.
Uno di quelli che sembra non manchi mai da anni e anni ormai, un sempreverde tra i giovani lettori in erba, è un qualsiasi titolo di J.K. Rowling riguardo il suo Harry Potter. Nonostante la scrittrice inglese abbia inscenato tutta quella storia su Robert Galbraith — lasciando intendere una certa disperazione celata dietro ad un protagonista che vedesse ovunque –, il mago frequenta tranquillamente le migliori spiagge. Bene, comprendo perfettamente la foga alimentata dal voler leggere a tutti i costi delle gesta del piccolo Harry, ma qualcuno — com’è già capitato — potrebbe intromettersi dicendo che quella è roba da letture invernali. «Harry Potter va letto sotto le coperte» è la frase magica che potreste ascoltare, per non parlare della filmografia. In quel caso ti consigliano anche la tisane rovente da sorseggiare durante la proiezione.
Questo è, a grandi linee, un quadro molto banale della situazione riguardo i libri e la loro presenza sulle spiagge. Certo, le eccezioni sono ovunque e sempre ci saranno — per fortuna. Dirigiamo il nostro sguardo a destra e la stessa cosa potrebbe valere per la sinistra. Tornando critici su questo fenomeno che, come dicevo sopra, qualche grande agitatore culturale si diverte a scagliare all’arrivo di ogni singola estate, questo che respiriamo è un clima di becera desolazione. Forse dobbiamo rassegnarci a questi giochi, forse fanno parte del corredo dove inseriscono tutte le affermazioni più strane del caso. Ritenere un libro buono per il mare rispetto ad un altro è una sciocchezza immonda. È come obbligare l’intero mondo a guardare film di Natale nel giorno di Natale. Il gusto, la libera scelta di nutrirsi di quello che più si trova congeniale per il proprio e personalissimo desiderio, viene messo da parte per migliaia di copie che frutteranno nelle casse dell’editore più forte un utile sempre maggiore.
A guardare le classifiche degli ultimi giorni, sono questi i titoli che occupano le prime posizioni — Albinati potrebbe essere l’apripista per un discorso centrato sul Premio Strega, ma lasciamolo alle sue glorie. Annunci come questi mettono in ridicolo tutto il mondo dell’editoria, un mondo che ha fatto dell’advertising spietato la migliore strategia di successo. Eppure, domani mattina, qualcuno potrebbe presentarsi in spiaggia con I racconti (Feltrinelli) di John Cheever, o con Infinite jest (Einaudi) di David Foster Wallace. Chiederebbe al bagnino se è possibile aprire l’ombrellone e la sdraio, per poi dedicarsi finalmente a leggere pagine, appunto, infinite. Alla faccia dell’estate dell’agitatore culturale.