Questo pezzo è molto Tumbl

Avete mai provato a iscrivervi a un social network per poi pentirvene perché quello non fosse adatto alle vostre esigenze? L’iscrizione è sempre un procedimento piuttosto semplice e sbrigativo. Inserisci nome utente, e-mail ed eventuale password e attendi che il sistema del sito ti invii una mail di conferma per l’utilizzo del sito con tanto di benvenuto e convenevoli vari.

Diverse volte mi sono iscritta a dei social network che non avrei mai più utilizzato nel tempo. So che è molto in voga tra i giovanissimi, ma Snapchat proprio non mi va giù. Lo trovo decisamente insulso, a meno che non si utilizzi per inviare foto senza veli, quelle che hanno accompagnato ed anche un po’ sostituito il famoso sexting.

Altro social che ritengo inutile — non me ne vogliate -, è Twitter. Far rientrare dei contenuti nei solicentoquarantastramaledettissimicaratteri è un’impresa degna di chi possiede un’altissima capacità riassuntiva. E’ un social adatto alle news, alla condivisione veloce di link, foto e video vari.

Dopo aver ripreso a scattare foto, mi venne in mente di aprire uno spazio personale su Tumblr per condividere con una community i miei più o meno seri lavori. Settimane fa ho letto da diverse fonti che anche Tumblr sta lentamente morendo. Nonostante la strategia deleteria di Marissa Mayer (amministratore delegato di Yahoo) stia rendendo il lavoro fin troppo pianificato, devo dissentire. Il flusso di condivisione di foto, testi, video e simili è molto forte, nonostante la caratteristica più evidente di Tumblr è proprio l’asocialità. Si tratta di migliaia e migliaia di account creati appositamente per fare reblog a foto random di ragazze prese da improvvisi amarcord per i Nineties, tramonti intensi e illustrazioni prevalentemente rosa pastello corredate da frasi nichiliste.

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A conti fatti Tumblr è il social che cerca di impersonare una certa wasted youth, ma sempre strizzando l’occhio ai trend del nuovo millennio. Mi capita spesso di trovare profili di questo genere, quelli che rebloggano dieci foto al minuto e non condividono mai contenuti originali. Tra le t-shirt delle band, coroncine di fiori, magic bus and stuff like that, Tumblr è diventato anche un aggettivo usato — in accezione sia positiva, sia negativa -, per indicare tutto il calderone in cui vanno a finire elementi grunge, dreamy e nichilisti.

Cose molto Tumblr, oltre a essere una pagina Facebook che percula pesantemente la gente attraverso la grafica utilizzata sull’(a)social, è un modo di definire tutti i contenuti che potete comodamente trovare sul sito. Mi chiedo però cosa succederebbe se anche tutti gli altri social fossero derisi allo stesso modo. Tumblr non rispecchia solo la maglietta dei Joy Division e il reblog ossessivo compulsivo. Potete trovarci anche spazi personali creati da fotografi di talento, blog letterari, profili di band e quant’altro.

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Capisco che nel dilagante momento qualunquista in cui ci troviamo ognuno si senta in diritto di sparare a zero su ciò che non sopporta, o peggio, su qualcosa che conosce davvero poco solo perché segue una pagina Facebook che prende per i fondelli. Insomma, Tumblr avrà anche i suoi difetti, questo lo riconosco, ma la critica distruttiva non si tramuterà mai in una critica costruttiva. In più Tumblr si fa davvero gli affari suoi, questo bisogna ammetterlo, con buona pace dell’italiano medio che Tumblr fa schifo.

Mi sono ritrovata a guardare il video di Up & Up dei Coldplay e, se proprio non avessi avuto altri aggettivi da utilizzare per descriverlo, credo avrei detto che è molto Tumblr. Tutto quel miscuglio di elementi passati e presenti, il continuo sviluppo di ogni sequenza su due piani che non potrebbero convivere altrimenti, tra tartarughe che galleggiano nella metro, campi da calcio posizionati su spugnette da cucina e nuotatori a pelo d’acqua sulle fiancate delle automobili, restano surrealisti, belli, sorprendenti. Quindi sì, penso che il videoclip rispecchi in modo preciso una tendenza avviata da Tumblr e i suoi utenti.

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