Se mi chiedessero di definire con un aggettivo Mainstream di Calcutta, penso che sceglierei “semplice”. Attenzione, con questa qualificazione non intendo nulla di negativo. Questo perché il giovane cantautore di Latina parla di situazioni che solo all’apparenza sono semplici, di portata quotidiana, mainstream. Una delusione d’amore l’abbiamo attraversata un po’ tutti. Sappiamo che non è la fine del mondo, che ci riprenderemo. Calcutta con i suoi testi e le sue atmosfere ci permette di pensare: “Ehi, ma questo è successo anche a me. Ma allora non sono l’unica sfigata che si è trovata davanti uno stronzo!” Cosa mi manchi a fare è proprio un brano che vuole mettere in chiaro una situazione:
io da te non ho voluto amore
volevo solo scomparire in un abbraccio
Si può confondere l’affetto con l’amore? Eppure il confine è molto labile e facilmente valicabile. E Calcutta allora chiede:
cosa mi manchi a fare?
tanto mi mancheresti lo stesso
Nell’apparente semplicità di sentirsi inadatti alle relazioni, incapaci (chi vive in provincia lo sa benissimo) di abitare e vivere la metropoli — Milano in questo caso — che è “la corsia di un ospedale” e quindi “torno giù e ritorno a respirare”. E’ una sensazione condivisa da molti quella di sentirsi davvero inadeguati all’immensità di una grande e fredda città come Milano. C’è anche un briciolo di possibilità per l’amore, Dal verdeci racconta proprio di questo. Colmare un distanza si può:
ti presterò i miei soldi per venirmi a trovare
Insomma, un modo si trova sempre. I due intermezzi (Intermezzo 1 e Intermezzo 2) e Dal verme sembrano invece delle pause dai diecimila pensieri che attanagliano tutta una generazione di cui faccio parte anch’io: è quel non volere capire un cazzo, perché arriva il momento in cui devi staccare da paranoie e sofferenze in un modo o nell’altro:
bevo un bicchiere per pensare al meglio
per rivivere lo sbaglio
a mezzanotte ne ho commessi un paio
Quanto alle influenze sono tutte italiane. Calcutta è figlio della migliore tradizione di cantautorato italiano. Dalla, Battisti e Venditti sono le più evidenti influenze di un cantautore che sembra aver cominciato presto a camminare sulle sue gambe. Tutti durante il viaggio perdiamo pezzi di noi, facciamo cose stupide e a volte magari abbiamo anche intuizioni geniali. La bellezza di Mainstream, che è uscito il 30 novembre scorso, sta proprio nel sapersi riconoscere nelle diverse situazioni. Come se il titolo dell’album fosse uno specchio in cui tutti riusciamo a guardarci e a capire che alla fine, nonostante le ovvie differenze e le esperienze di vita, non siamo così unici.