Di Simona Visciglia
Il mio è un sogno liquido, fatto di acqua ricordi e desideri. Forse anche di paure.
Ovviamente ho sognato luoghi aperti, dopo giorni chiusa in casa.
Luoghi altri, perché qui ormai ho imparato a muovermi perfino con gli occhi chiusi. Ho vissuto ogni centimetro di questa casa, ogni minuto, ogni ora, fino a contare i giorni che sono diventati mesi.
E qualche notte sono scappata a Venezia, in fuga onirica (in assenza di viaggi reali).
Perché è la città dell’Osmosi: solo lì i miei pensieri riescono a scivolare sul selciato umido, mentre respiro la sua anima decadente, antica, malinconica. E dolce.
Divento acqua e pietra anche io, in uno scambio continuo e reciproco.
Sempre mi sono persa nelle spirali delle calle, in questa città non si procede mai guardando avanti.
Devi decidere di andare oltre, girare intorno alle case, trovare il ponte che ti faccia scavalcare i canali. È come vivere, in perenne movimento verso ciò che non si conosce, attraversando la Bellezza; in bilico nel dubbio, nella speranza, amando ogni cosa e rinunciando a ogni certezza.
Venezia è una Metafora.
Ricordo bene la prima volta che ho dormito lì. Nel cuore della notte, ho aperto gli occhi e ho semplicemente pensato “Sto dormendo sull’acqua”. Per un istante ho provato quasi paura. Poi quasi ebbrezza. Una vertigine sull’acqua nera, come guardarsi improvvisamente dentro, nel silenzio ovattato, e vacillare.
Ho camminato tanto, tutte le volte. Ho fatto fatica a respirare, immersa nel vocio disordinato della gente, dei turisti, tanti troppi – come sarà adesso?
Eppure, nonostante la ressa, non so quante volte sono riuscita a ritrovarmi sola, in certi angoli nascosti. Io e l’ombra veloce di un paio di ali. Il tempo necessario per riprendere fiato.
A Venezia il Tempo fluttua, forse corre veloce o forse si ferma. Non me lo chiedo più, perché ho capito che non ci sono risposte in questa città. Io che ho sempre la mania del controllo, ho rinunciato alle domande.
Le prime volte che ci sono stata giravo/girovagavo con le mappe, con il gps del cellulare, credendo di ingannare il labirinto di strade impossibili. Poi ho capito che dovevo avere il coraggio di perdermi. Che solo così mi sarei ritrovata.
Venezia è un Ossimoro.
Le verità nascoste suggeriscono soltanto, lievi. Sono un sussurro.
E lieve deve essere il cammino. Come nei sogni, dove non senti la terra, dove lasci il tuo corpo per sentire solo dentro, direttamente coi sensi.
Venezia è un Sogno.
E tornerò a perdermi, dopo essermi persa nel confinamento fisico, per vivere di nuovo.
E sentire e desiderare.
È delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra.
(Le città invisibili – I.Calvino)