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Agota Kristof e la sfida di un’analfabeta

di Mariateresa Pazienza Tutti hanno uno o più scrittori preferiti. Conosco qualcuno che non si da pace se non dopo aver letto tutte le opere di un autore. Diventa quasi un’ossessione. Passi ore intere a leggere cose di e su di lui e non importa quanto sia stato prolisso, (o prolifico, fa lo stesso) ciò che conta è arrivare alla fine della sua bibliografia. Personalmente sono una lettrice molto selettiva. Non divoro libri come se non ci fosse un domani. Doso accuratamente le quantità di parole da somministrare alla mia mente e ai miei occhi. Questo è un aspetto che mi ha fatto scoprire la grandezza del dire molto con poco. E in questo caso non potrei che citare Carver come la sorpresa di questa mia ultima filosofia di lettura. Ma non è Raymond Carver la mia punta di diamante, nonostante la prosa sempre lineare e asciutta. Ho anch’io una scrittrice preferita, ed è Agota Kristof, l’apolide ungherese famosa soprattutto per la splendida Trilogia della città di K. e Ieri, romanzi pubblicati tra l’86 e il ’95. Nell’opera …

Ieri — Agota Kristof: quando l’inconscio resta nell’ombra.

Ieri (Einaudi 2012, traduzione di Marco Lodoli, pp. 99), romanzo che si situa a metà dell’opera di Agota Kristof, può essere definito come la storia di un amore impossibile. Il tempo della narrazione è diviso in due parti: una nel presente e l’altra nel passato, il tutto armoniosamente interrotto da intermezzi onirici. La storia è quella di Tobias/Sandor, figlio della prostituta del villaggio, che nel presente conduce una vita tutta rivolta al passato. Attende Line, inventa storie sulla sua infanzia e nel frattempo le sue giornate si svolgono tutte allo stesso modo, definendo quello che Agota Kristof chiama “la corsa imbecille”. L’attesa della donna un giorno si conclude. Per un fortuito caso Line torna nella sua vita e Tobias/Sandor riacquista le speranze. Il romanzo è un continuo rincorrersi e cercarsi dei due protagonisti che pur provando dei sentimenti l’uno per l’altra, non vivranno mai sulla stessa lunghezza d’onda. Narrazioni secondarie, tutte da scoprire e gustare, non mancano in questo piccolo capolavoro di letteratura francofona. Lo stile, puramente Kristof, è tagliente, secco, glaciale, come la lama affilata …