Il diario di John Dunbar
di Michele Nenna A cinque anni conoscevo già tutte le scene di Balla Coi Lupi (Kevin Costner, 1990). Passavo ore intere davanti al videoregistratore collegato ad un televisore Mivar premendo i tasti così come lo faceva un bambino ossessionato dall’ultima uscita firmata Clementoni. Le cose che più mi attraeva erano i cavalli, la tribù indiana dei Sioux e le immense praterie verdi. La storia di John Dunbar rimase talmente impressa nella mia mente, dall’inizio alla fine — nessun frame escluso –, che ero diventato il fenomeno da baraccone della mia famiglia. Di alcune scene ricordo anche le parole, le movenze dei corpi e gli sguardi tra gli interlocutori. Attualmente non dispongo di chissà quale vasta conoscenza di cinema western — certo, qualche classico lo conosco, ci mancherebbe altro –, ma questo mio legame con un film che racconta una piccola parte di quella che è stata la realtà di un’area geografica, da una parte in lotta per la sopravvivenza e dall’altra per l’unificazione degli stati, mi ha accompagnato per il resto degli anni successivi. Ancora oggi, quando avverto quella strana sensazione …