Edward Hopper e Gustav Deutsch – Una finestra sulla solitudine
Una donna, seduta sul suo letto. Mentre il sole sembra volerla abbracciare, inondare, lei si stringe un po’ di più alle sue ginocchia, e con lo sguardo scavalca il davanzale di una finestra che dà sulla solitudine. Strade vuote e nient’altro che silenzio. Stiamo parlando di “Morning sun” (1952), uno dei capolavori del pittore statunitense Edward Hopper. Nato nel 1882, durante la Grande Depressione, l’artista ha attraversato le due Guerre Mondiali, fino ad arrivare ai conflitti razziali, l’assassinio di John F. Kennedy e l’inizio della guerra in Vietnam; ma anche l’era della musica jazz, la nascita della radio, del cinema e di Bob Dylan. Un periodo di tutto rispetto, che ha visto la nascita di nuove e rivoluzionarie tendenze artistiche. Tutto questo frastuono di eventi, bombe e tavolozze si spegne per qualche istante, e lascia spazio al silenzio. Ho sentito dire più volte che la vera protagonista dei quadri di Hopper è la luce; a me, invece, piace chiamarla energia. Guardando le sue opere si percepisce una tensione simile a quella della corda di un violino, …