Everyman: la morte di un uomo qualunque
La morte è uno di quei temi che rappresenta tutta la delicatezza davanti alla cui manifestazione non sappiamo reagire. Negli anni l’uomo ha creato diverse opportunità per porre rimedio alla fine ultima per antonomasia — l’arte e la religione in primis. Tendenzialmente siamo portati ad allontanare più che mai questo evento che, in un modo o nell’altro, ci colpirà. Prende vita una battaglia tra conscio e inconscio, tra fermezza e fuga oltre le mura della vita, mettendo a nudo — in alcuni casi — un certo egoismo che non smette di contraddistinguerci. Quel che importa è come fuorviare le menti dalla fine. Niente e nessuno potrà mai venirne fuori senza aver prima messo a repentaglio le ossa che sorreggono la materia mortale. Temiamo la decomposizione dei corpi prima ancora che delle menti. L’intera letteratura è satura di questo sentimento di disagio. La morte si affaccia, anche lì dove non sembra, e fa il suo gioco attraverso le paure che gli scrittori scelgono di raccontare. In un modo o nell’altro diventa l’ingrediente principale di una scatola che racchiude una storia, facendola divenire a …