Strawman and The Jackdaws: dov’è il mio folk adesso?
Sono passati più o meno cinque anni da quando vidi Londra per la prima volta. Ricordo il treno in sosta sul ponte collegato a Victoria Station, il Tamigi, come dipinto, in cui si specchiava il grigiore di una città che grigia non è. Ricordo il godimento di quell’attimo, amplificato dalla colonna sonora cristallizzatasi in esso e in quella porzione felice della mia gioventù: Mike Rosenberg, in arte Passenger, questo il nome di chi ha accompagnato lo spiraglio di luce nel buio medievale della mia adolescenza. Ne è passato di tempo da quando ho smesso di premere play ed ho lasciato scorrere come un fiume in piena le note folk, quelle che mi hanno insegnato la leggerezza del vivere. Sono sempre stata aggrappata alle canzoni dei Lumineers, Of Monsters and Men, Foster the People e molti altri, che come loro rispondevano le mie vibrazioni energiche, positive, da combattente felice. Poi svanirono, si affievolirono per lasciare posto a sonorità più cupe e introverse, anche se pur sempre sognanti. Mi sono domandata: “Dov’è il mio folk adesso?”. La …