La lunga latitanza di Hunter S. Thompson
Immaginate di partire in gruppo per un lungo viaggio. Non mi soffermo sul numero dei partecipanti, ma siete in tanti. Qualcuno parla ad alta voce del proprio entusiasmo, altri chiedono informazioni, e altri ancora discutono sui particolari inerenti alla meta. Si crea una certa confusione tanto da far perdere di vista alcuni dei vostri compagni di viaggio. Va tutto bene, fino a quando, giunti a bordo del mezzo, non ci si pone a gran voce la famosissima domanda di rito: «Ci siamo tutti?» Ad oggi, su quella carovana che è l’editoria italiana, sono in molti a mancare. Alcuni sono stati riscoperti nel dimenticatoio che sorge puntualmente dopo un estenuante sconfitta a suon di copie rimaste invendute. Di altri invece non se ne hanno più notizie. Uno dei casi che sta mandando in pappa il cervello — e il fegato, dato il nervosismo dovuto alla continua assenza — a molti lettori italiani è quello di Hunter Stockton Thompson. Detto fra noi, Thompson non è uno di quelli che ha bisogno di una grossa spinta per poter sguazzare libero e felice …