Conrad Roset: forze e debolezze dell’acquerello
Quando ero alle scuole medie c’era questo professore antipatico di educazione artistica. Ogni giorno veniva in classe e diceva: aprite il libro a pagina tot. mettendoci davanti un opera qualsiasi. Van Gogh, Picasso, Manet, De Chirico, Dalì. Ero sempre nella disperazione più totale. Nei confronti del disegno artistico ho sempre nutrito un profondo rigetto. Tant’è che quand’ero piccola disegnavo le teste di forma quadrata. Mi mancava la passione per l’estetica, la voglia di prendere in mano una matita e disegnare a mano libera. Negli anni le cose non sono affatto cambiate. Tuttora se ho una matita o una penna tra le dita non sento la spinta, quella voglia che si prova verso le linee libere che costruiscono volti, paesaggi o composizioni astratte. Preferisco la scrittura. Trovo più affascinante mettere in bella mostra la mia grafia, piuttosto che gli sgorbi che mi obbligava a disegnare il mio professore di educazione artistica. Una cosa in particolare però, tra i diversi fallimenti artistici, mi riusciva piuttosto bene. Gli acquerelli. Mi piaceva più di tutto che la quantità d’acqua …