Jay McInerney e il vortice metropolitano
Dal Massachussetts a New York il passo è breve. Soprattutto se sei un giovane ventiquattrenne che dopo la laurea è in cerca del successo, accetti qualunque lavoro si presenti pur di fare la giusta gavetta. Inizi dal basso per poi partire verso la vetta, scalando la cima con l’intenzione di raggiungere i piani alti. Sguazzare nel mare di coloro che occupano ruoli chiave — e di tutto rispetto — e godere di quella buona dose di privilegi che determinati lavori trasmettono. In Le mille luci di New York (Bompiani, traduzione di Marisa Caramella) di Jay McInerney, incontriamo un protagonista perso nella metropoli più affascinante degli Stati Uniti. I rumori di fondo sono parte del traffico strombazzante dei taxi gialli e dei locali notturni che frequenta. Tutto è sfuggente, e in un breve lasso di tempo vedrà il proprio matrimonio in declino e il lavoro andato a farsi benedire. Sua moglie Amanda è rimasta in Europa dopo essere partita per un set fotografico tra la Grecia e la Francia. Annuncia il suo divorzio attraverso una telefonata che lascia impietrito lo stesso protagonista — cui …