Venti metri pt2: Le cinque di mattina
Ok, svegliarsi alle cinque di mattina non è una grande idea. Specie se ti metti a rimuginare sulla treccia chilometrica che il tuo EX parrucchiere ti ha tranciato nel ‘98. Sì esatto, quando gli avevi detto “spunta due millimetri”. O su quella volta che, non sai ancora come, ti sei materializzata nei bagni dell’università a fare cose con Teodoro Cinquepalle per poi finire dallo psichiatra. E dal ginecologo. O ancora, su quando uscirai di casa per testare la funzionalità delle tue gambe, la capacità di stare al sole come testimonianza di non essere diventato un vampiro e di socializzare con cose che non siano bottiglie di cherry, saponi di Marsiglia e piante carnivore. Il fatto è che non ho deciso volontariamente di svegliarmi alle cinque. Prima di andare a dormire, ho lasciato le tende aperte. Volevo guardare il cielo mentre ero a letto. L’ho trovata un’accortezza rilassante, coi pensieri che rimbalzavano di qua e di là e la speranza che il mio uomo misterioso si affacciasse al suo balcone e mi cogliesse avvolta da un’aura …