L’avanzata del racconto
In Italia il racconto, inteso come genere letterario, ha qualche difficoltà a venir fuori dalle zone di penombra in cui risiede. Su di esso si sprecano sempre le solite parole: “non attira”, “è il risultato di uno sforzo minore dell’autore”, “è troppo sintetico”, “non mi piace la forma breve, la detesto”. Queste sono solo alcune delle frasi che si sentono dire — che compaiono sulle bacheche dei vari social network — in merito alla forma espressiva attraverso cui, ad esempio, Raymond Carver ha costruito la sua immensa opera — evitando di dimenticare l’altro suo mezzo, la poesia. Oltre i confini del nostro mercato editoriale, il racconto trova sempre la strada spianata. Gli esempi statunitensi avvalorano questo dato che si cerca insistentemente di eguagliare — senza contare che è la lettura, intesa come intrattenimento, a navigare in cattive acque. Le raccolte invadono gli scaffali delle librerie per poi sistemarsi comodamente nelle case dei lettori. Se il periodo che stiamo attraversando è abitato da mutazioni di ogni genere, la cosa giusta da fare è non lasciarsi prendere dalla delusione e continuare a credere in quello …