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Fantasmi

Fantasmi

In fondo, siamo tutti un po’ fantasmi. Fantasmi spaventosi e spaventati, catapultati più o meno violentemente dentro un mondo estraneo, che a volte fa paura. Emarginati, soli, additati e incolpati delle azioni più abominevoli, di errori imperdonabili. Mostri. Diversi. Strani. In noi ataviche colpe, macchie indelebili. Questo è il nero che occupa una parte del cuore di ciascuno, lo spettro di essere un errore. Tuttavia senza il nero delle lacrime più buie il bianco di un sorriso non avrebbe colore, non avrebbe significato. Lo yin e lo yang, l’eternità della gioia e del dolore, del bene e del male che ognuno di noi custodisce. Come l’arco e la lira di Eraclìto, la morte e la musica, la morte e la vita. di Ludovica Cianciosi

Ti do la mia parola – Eleonora Sabet e gli autoritratti scritti a mano

In un momento come questo, (s)travolti come siamo dall’emergenza Covid-19, più o meno tutti cerchiamo istintivamente un appiglio, un diversivo, una distrazione. Non possiamo guardare altrove. Fare finta di nulla. In un momento così assurdo e surreale, possiamo provare a distrarci per un po’, però ecco, torniamo necessariamente allo stesso punto. Dannatamente semplice e spietato. Quello che siamo. Presi come siamo solitamente dalla quotidianità, dagli affetti, dai valori, da tutte le cose di cui è fatta la nostra vita. Anche le più frivole. Le nostre. Che non sono sparite, sono solo sospese. Rimandate. A data da destinarsi. Ci ostiniamo a trovare una distrazione per non pensare a quanto sia innaturale questa cattività formale. Siamo costretti a fermarci, senza più vagare altrove. Lontano dal centro. Che siamo noi. Ed è quello che possiamo fare, guardare.  Non ho più scuse. La leggo su una fotografia, questa frase. Scritta a mano, su un ritratto in bianco e nero. Tanto semplice quanto diretto, immediato. Onesto. Mi fa riflettere. Mi incuriosisce. Fa parte di “Quarantine Project”, l’ultimo progetto artistico di …