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New York, I love you but you’re bringing me down

A volte nella vita ci sono delle coincidenze che s’incatenano e danno vita a situazioni che non avresti mai immaginato, oppure ti fanno incontrare gente che non avresti mai pensato di conoscere, o ancora capita che il tuo relatore sbagli il titolo del libro che ti ha consigliato di inserire nella tua tesi di laurea. È così che sono venuta a conoscenza di Manhattan Transfer di quel gran genio di John Dos Passos. Per essere un libro del 1925, dire che è avanti è riduttivo. In quel periodo, i libri di letteratura inglese lo insegnano a gran voce, il Modernismo era la corrente protagonista della scena letteraria. Si tratta comunque dei primi decenni del nuovo secolo. Il grande Novecento era cominciato con quel grande lavoro tutto filosofico e per nulla scientifico che è L’interpretazione dei sogni di Freud. Le certezze del pomposo secolo precedente, tra la caduta dell’Impero asburgico e la fine dell’età vittoriana con la morte dell’omonima regina nel 1901, erano crollate come un castello di sabbia e avevano lasciato solo un gran cumulo di polvere e molta …

Ho passato la vigilia di Natale con Carver

Ognuno di noi ha un approccio diverso nei confronti dell’arte. E’ un po’ lo stesso rapporto che abbiamo col cibo. Conosco gente che definirei bulimica rispetto all’arte. Ne inghiottono così tanta quasi da star male. E dopo, irrimediabilmente, si ficcano due dita in gola e la vomitano tutta. Poi ci sono gli anoressici: dosano le razioni accuratamente. Ho sentito dire in un telefilm «papà contava i cereali che metteva nel latte». Sì, calcolare le razioni è proprio un tratto distintivo di chi vuole tenere sotto controllo delle cose in modo ossessivo. Ma si può parlare di disturbi simili a quelli alimentari per quanto riguarda l’arte? Mi viene in mente una consuetudine condivisa da molti, me compresa. Quando sento diverse persone tessere le lodi di un’artista — non me ne vogliate — mi risulta molto facile che quest’ultimo mi stia terribilmente antipatico. È successo con uno scrittore che poi ho rimpianto di aver scoperto così tardi nella mia vita: Raymond Carver. Tutte le volte in cui ho letto commenti fin troppo positivi da parte di gente sparsa per il mondo — «oh, è così carveriano!» — ho pensato …