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Anime galleggianti, ovvero: un viaggio simbolico, due musicisti e una chiacchierata col fotografo che li ha accompagnati

Zamboni e Brondi raccontano quell’avventura a parole, tu tramite delle immagini bellissime. Avresti voluto aggiungere altro al racconto, oppure ti senti di aver detto tutto tramite quegli scatti? «Credo di aver “detto” tutto quello che ho provato in quei quattro giorni» Piergiorgio Casotti © Piergiorgio Casotti C’è una salina che sembra un iceberg, dei cartelli stradali che sbucano dalle erbacce ai margini della palude e indicano Rovigo, Mantova, Venezia, il Po. Le indicazioni spingono l’osservatore disperso a ricollocarsi in un contesto spaziale definito: siamo in Italia anche se pare di essere altrove. Altrove per indicare un quadro indistinto, di coordinate vaghe e imprecisate. Dispersi, alla deriva, guardando immagini di non luoghi, potenti, bellissime, sospese in un nulla indolente, accomodante, terra di presenze leggere, fuochi fatui, anime dei morti. Ma i cartelli parlano chiaro e le voci narranti ci riportano con forza alla realtà. Di nuovo catapultati nell’orizzonte dell’essere. Che peccato. Era un posto così bello, quello, per viverci e morirci. Ma «adesso siamo qui, passati dall’essere assaliti da troppe cose contemporaneamente al non essere assaliti …

Ista é Lisboa. E non si traduce

Una dis-guida non convenzionale [di Disguido Luciani foto di Rosa Lacavalla] Si va lenti, ma tanto lenti, a Lisbona, così tanto che dopo qualche accelerata casuale per superare la vecchina di turno, e qualche smadonnata di troppo, quasi ti abitui. Deponi la fretta, l’ansia. Deponi pure la velocità. E, sì, va bene, tudo bem: vai lento anche tu. E, così, velocemente, impari ad andare lento, impari il ritmo lento di Lisbona. Impari ad aspettare minuti davanti a casse vuote e cassieri assenti, ma sai che sarai ricompensato. Perché quella cassa vuota sarà riempita da un ingombrante sorriso a mille denti del cassiere fino ad un attimo prima assente. E quando qualcuno urlerà obrigado, un semplice “grazie”, gli altri attorno a lui, ma tutti gli altri, coinvolti o meno da quel grazie, risponderanno allo stesso modo. E partirà una ola di obrigado, un coro di voci con accenti diversi. E sorrisi. I più ampi che io abbia mai visto. Come il cielo sopra la città con l’acqua in basso a fargli da specchio. Che, vero o …